Tobin Tax, seguire l’esempio parigino?

Secondo quanto deliberato dal consiglio dei ministri francese, Parigi potrà presto annoverare una tassa sulle transazioni finanziarie. Un balzello che colpirà solamente le grandi aziende, e che – stando a quanto riportano le prime stime ufficiali in proposito – dovrebbe consentire alle casse statali transalpine di poter incamerare 1,1 miliardi di euro. Niente male, in un periodo di fortissime ristrettezze economiche, e di grandi tensioni sociali.  Ad ogni modo, i più critici osservano come la Tobin Tax varata dalla Francia non sia affatto quella tassa sulle transazioni finanziarie sbandierata come la panacea delle divergenze finanziarie da Nicolas Sarkozy negli scorsi mesi.

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Tobin Tax, Cameron dice no

La Tobin Tax non s’ha da fare. Almeno, stando a quanto ritiene il premier britannico David Cameron, che alla sola idea di introdurre una normativa unica sulla tassazione delle rendite finanziarie, non sembra esser propenso ad effettuare le opportune aperture. Durante una recente intervista alla Bbc, Cameron ha infatti chiuso le porte in faccia a Sarkozy & soci: “Se i francesi vogliono introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie nel loro Paese” – ha affermato il premier britannico – “dovrebbero essere liberi di farlo.

Ma l’idea di una nuova tassa europea, quando quella stessa tassa non verrà introdotta in altri luoghi, non penso sia logica e la bloccherò”.

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Spagna e Francia: bene le aste dei titoli

Si sono concluse le aste dei titoli di Stato spagnoli e francesi. Un’asta particolarmente attesa, poiché vista come un esame significativo per quanto concerne i Bonos (gli equivalenti iberici dei Btp italiani), e una tappa determinante anche per valutare il consolidamento della solidità della finanza pubblica francese. Ebbene, la Spagna ha colto in pieno l’obiettivo di collocare tutti i propri titoli di Stato:  oltre 3,7 miliardi di euro, con scadenza a quattro, cinque e sei anni, con un rendimento riconosciuto all’investitore che risulta essere il più elevato degli ultimi 15 anni.

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Fondo salva Stati: anche la Francia dice si

Recentemente il presidente francese Nicolas Sarkozy si è espresso in termini molto espliciti (e positivi) sulla necessità di fare di tutto pur di salvare la Grecia. Una serie di dichiarazioni che non sono giunte a sproposito, e che sembrano essere figlie di quanto accaduto pochi giorni prima in Germania, dove la Bundestag ha deciso – a larga maggioranza – di dare vita al nuovo fondo salva Stati che dovrebbe permettere di supportare il mantenimento in vita di Atene e, forse, di altri paesi del Mediterraneo (come il Portogallo, la Spagna o l’Italia) qualora la crisi dovesse allargarsi al di fuori dei confini della Grecia.

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Utili trimestrali in crescita per Societe Generale

Societe Generale, attualmente seconda banca della Francia per capitalizzazione di mercato, ha dichiarato che nel quarto trimestre del 2009 i propri utili sono cresciuti a quota 221 milioni di euro, rispetto agli 87 milioni di euro conseguiti nello stesso periodo dell’anno precedente, e contro le stime degli analisti pari a circa 130 milioni di euro. Si tratta di una notizia molto importante per l’istituto di credito e per i suoi azionisti che in questo modo potranno godere dei rialzi sulle piazze finanziarie. Tuttavia Societe Generale non è l’unica banca francese ad aver presentato dei conti in grande spolvero ma questo lo vedremo più avanti.

Societe Generale

La società parigina ha di fatti diramato un comunicato dal quale si evince che i buoni risultati del trimestre sono riconducibili in discreta parte alla creazione di una venture tra la propria divisione di asset management e la rispettiva di Credit Agricole: stando alle prime stime, l’aver generato Amundi (questo il nome della venture) dovrebbe infatti aver portato un beneficio di circa 732 milioni di euro.

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