Borse prudenti: ora il rischio è la recessione

La parola d’ordine di chi opera sui listini europei sembra essere: prudenza! Dopo la spettacolare fiammata di ieri che ha portato quasi tutte le borse mondiali a vivere una giornata estremamente positiva dopo l’immissione di liquidità delle banche centrali, oggi va in scena la prudenza. Quello che sembra essere palese è che nessuna decisione del mondo finanziario e politico, per quanto importante, potrà risolvere la crisi dall’oggi al domani. Specialmente ora che la crisi si conferma essere di sistema e anche i più ottimisti cominciano ad avere paura di un contagio globale.

A peggiorare le cose arrivano cattive notizie dalla Cina, dove per la prima volta dal 2009 la produzione industriale torna ad essere in calo, segno che la crisi dei consumi in occidente è più grave di quanto non si volesse far credere.

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Spagna in crisi: male l’asta dei titoli

Che le attenzioni dei mercati si fossere allargate dall’Italia verso le vicine Spagna e Francia lo abbiamo detto già da un po di giorni ma ieri c’è stata la conferma definitiva che la situazione è davvero molto pesante. L’asta dei titoli di Stato Spagnoli, infatti, è stata un vero e proprio disastro: sono stati collocati 2,98 miliardi di titoli con scadenza a 3 e 6 mesi con tassi rispettivamente del 5,11 e del 5,227%, ossia il doppio di quelli della scorsa asta quando il tesoro spagnolo dovette offrire un rendimento del 2,292%. Insomma una situazione molto complicata per il nuovo governo di Mariano Rajoy chiamato al difficile compito di recuperare velocemente credibilità.

Basti pensare che i rendimenti dei titoli spagnoli sono stati superiori perfino a quelli chiesti al Portogallo, paese in grandissima difficoltà che ha chiesto aiuti finanziari a BCE e al Fondo Monetario Internazionale e, addirittura, alla Grecia i cui titoli hanno un rendimento del 4,63%.

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Monti: nuove misure per uscire dalla crisi

Monti si appresta a formare il nuovo governo che dovrà cercare di traghettare l’Italia fuori dalla crisi finanziaria. La situazione, come ha più volte detto lo stesso Mario Monti, è gravissima e occorrerà tempo e sacrifici per provare ad uscirne. Proprio per questo si parla di una prima manovra da 25 miliardi di euro per recuperare i soldi persi con il taglio di crescita del PIL e con i maggiori interessi che dovremmo pagare sui nostri titoli di stato già a partire dal prossimo anno.

Molte le misure che vengono ipotizzate tra cui un ritorno all’ici più una eventuale altra tassa sulla casa che includa canone rai e smaltimento dei rifiuti. Tuttavia Monti, in questo senso, è stato molto chiaro: occorrono sacrifici da parte di tutti. Per questo sembrerebbero certi forti tagli alla politica che, a detta del nuovo premier, deve necessariamente contribuire ai sacrifici per risanare il paese.

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Presentato il Maxiemendamento al senato

Dopo la terribile giornata di ieri con lo spread che ha raggiunto il terribile livello di 575 punti bisogna fare presto e bene. Il maxiemendamento è stato presentato al senato e, parole del capo dello stato, deve essere approvato in tempi brevissimi. Per favorire questo il ministro Tremonti ha annunciato che sono state tolte tutte le modifiche all’articolo 18, così da raccogliere il consenso più ampio possibile.

Tra le altre voci di rilievo ci sono le pensioni, la mobilità per gli statali in esubero e un aumento sul costo dei carburanti. Tutte misure che ci sono state richieste anche dall’Unione Europea per rafforzare il nostro bilancio e tagliare la spesa pubblica.

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Riparte l’attacco ai BTP: non c’è più tempo

Bisogna fare presto, servono misure urgenti oggi. Le voci che si rincorrono parlano di una probabile nomina di Monti a capo di un governo tecnico entro il fine settimana. Ma la nomina bisogna farla oggi perchè il week end appare troppo lontano. Stamattina è subito ripartito l’attacco ai BTP italiani con uno spread che ha prima raggiunto quota 570 punti per poi riscendere a quota 530.

Il tempo è ormai definitivamente scaduto. O si fa subito quello che si deve fare o lo spettro del fallimento per il nostro paese sarà molto di più di un semplice rischio.

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Nel 2011 fallite 9 mila imprese

Che gli italiani non sentano la crisi è sempre più improvabile. Basti pensare che solo nel corso del 2011 sono fallite circa 9 mila imprese. Parliamo di un dato altissimo che, essendo aggiornato a settembre, stà a significare che ogni giorno sono fallite più di 30 aziende. Ma il dato risulta essere ancora più sorpredente se consideriamo che consideriamo che l’aumento di fallimenti rispetto al 2010 è dell’8,7% e del 35,5% rispetto al 2009.

 

Un danno enorme che ha avuto impatti pesantissimi sull’occupazione come testimoniano i numeri di questi ultimi mesi che parlano di una disoccupazione all’8,3% e di una disoccupazione giovanile che è arrivata in prossimità del 30%.

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