Berlusconi si dimette e wall street vola

La notizia che era nell’aria ormai da giorni è finalmente arrivata: Berlusconi non ha più la maggioranza e si dimetterà subito dopo l’approvazione della legge di stabilità. I primi risvolti di questa clamorosa notizia arrivano immediatamente e Wall Street, che era stata nervosa per tutto il giorno, reagisce bene chiudendo con il segno più (Down Jones +0.8%, Nasdaq 1,2%).

Ora c’è da vedere quali saranno le reazioni dei mercati perchè la giornata di ieri è stata caratterizzata da una serie di record fatti registrare dal differenziale tra i BTP e i Bund tedeschi che, per pochissimo, non hanno superato quota 500.

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Nel 2011 fallite 9 mila imprese

Che gli italiani non sentano la crisi è sempre più improvabile. Basti pensare che solo nel corso del 2011 sono fallite circa 9 mila imprese. Parliamo di un dato altissimo che, essendo aggiornato a settembre, stà a significare che ogni giorno sono fallite più di 30 aziende. Ma il dato risulta essere ancora più sorpredente se consideriamo che consideriamo che l’aumento di fallimenti rispetto al 2010 è dell’8,7% e del 35,5% rispetto al 2009.

 

Un danno enorme che ha avuto impatti pesantissimi sull’occupazione come testimoniano i numeri di questi ultimi mesi che parlano di una disoccupazione all’8,3% e di una disoccupazione giovanile che è arrivata in prossimità del 30%.

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I BTP a 495,98 punti: è record negativo

Ancora brutte notizie per quanto riguarda i nostri titoli di Stato che oggi stanno vivendo l’ennesima giornata convulsa. In mattinata, infatti, i BTP hanno fatto registrare uno spread sui Bund tedeschi record di 495,98 punti percentuali, ossia il dato peggiore dall’introduzione dell’euro, per poi tornare a quota 480 punti.

Ma è anche il rendimento dei titoli che preoccupa visto che il rendimento dei BTP a 5 anni ha superato quello dei decennali (che si attestano di un 6’65-6,68%) facendo registrare un rendimento del 6,72%. Rendimento altissimo che, come abbiamo detto più volte, andrà ad avere forti ripercussioni sulla nostra politica economica per via dei maggiori interessi che dovremo pagare agli investitori.

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Banche: ancora troppi i titoli a rischio

Come abbiamo potuto vedere in questi mesi al centro degli obiettivi delle speculazioni, oltre ai titoli di stato dei singoli paesi, ci sono sempre le banche. In particolare le Banche europee non stanno attraversando un periodo di particolare grazia: basti pensare alle banche francesi, sotto accusa per avere troppi titoli greci in portafoglio, a quelle italiane, che continuano a perdere quote di mercato con le azioni su minimi storici, o a quelle spagnole.

Dietro ai problemi degli istituti di credito europei c’è una propensione al rischio che definire sconsiderata è già di per se un complimento. Le casseforti dei principali istituti di credito, infatti, sono pieni di titoli tossici e questo basta agli investitori per tenersi alla larga dalle loro azioni.

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Calano le vendite al dettaglio in Europa

Nonostante il premier Berlusconi continui a dire che il nostro paese non sente la crisi la realtà è, purtroppo, un’altra. Le famiglie italiane la crisi la sentono in maniera molto forte e, a quanto pare, non sono le sole. Stando agli ultimi dati diffusi dall’Eurostat, infatti, i consumi sono calati in tutta la zona euro di 1,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo di un anno fa.

Un segnale importante che testimonia una crisi che affligge sempre di più l’Europa facendo tremare il mondo intero. Ne è un esempio la Francia, la seconda economia europea, che ha varato la terza manovra correttiva approvando manovre forti volte a fronteggiare una situazione difficile.

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Ryanair: ricavi a 404 milioni nel II trimestre

In un contesto economico come quello attuale con la crisi che stà letteralmente spazzando via molte aziende suona come incredibile l’annuncio fatto da Ryanair: i suoi conti vanno talmente bene che il suo amministratore delegato (nonchè proprietario della compagnia) O’Leary ha annunciato che conta di battere le previsioni.

La compagnia irlandese, infatti, ha fatto registrare profitti in crescita a 404 milioni di euro nonostante i maggiori costi sostenuti dovuti, essenzialmente, all’aumento dei carburanti, e conta di aumenatare i profitti del 10%. Numeri che sarebbero molto importanti anche in un contesto normale, figuriamoci nel bel mezzo di una delle più devastanti crisi economiche!

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