Il fatturato dell’industria, nel corso del mese di settembre, ha subito una flessione di 5,4 punti percentuali, con una contrazione quanto mai grave: stando ai dati forniti dall’Istat, infatti, tale entità nella diminuzione del fatturato industriale non era mai stata riscontrata da tre anni a questa parte, con una crescita di 1,9 punti percentuali in via tendenziale.
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Preoccupa il debito americano
Se l’Europa non sta bene gli Stati Uniti non brillano certo per la loro economia che, al momento, è tutt’altro che florida. Come tutti sanno anche la giornata di ieri è stata caratterizzata dalle proteste dei cosidetti “Indignados” che hanno letteralmente occupato il ponte di Brooklin prima di essere sgomberati dalla polizia. I giovani, per lo più studenti, protestano contro wall street, ossia contro il simbolo della finanza e del capitalismo ritenuti le vere cause della crisi globale che attanaglia il mondo dal 2008. E intanto il debito pubblico cresce a ritmi vertiginosi creando non poche preoccupazioni.
Per dare stimolo all’economia americana e farla tornare a crescere si è investito tanto facendo ricominciare a correre il debito pubblico tanto che sta per essere raggiunta la soglia massima pari a 15 trilioni di dollari (soglia che è già stata alzata ad agosto dal parlamento americano proprio all’ultimo minuto).
Morgan Stanley: è allarme europa
La crisi che sta attanagliando l’Europa potrebbe essere più grave di quello che sembra. A lanciare l’allarme è Morgan Stanley che denuncia una vera e propria fuga dall’Europa dei capitali dei grandi investitori internazionali. Come già abbiamo avuto modo di commentare la situazione sta assumendo un aspetto molto preoccupante. Dopo Grecia e Italia ora sotto attacco ci sono Spagna e, in misura minore, anche la Francia. Basti pensare che oggi il differenziale tra titoli spagnoli e Bund tedeschi ha superato quello dei titoli italiani.
Stamattina lo spread dei bonos è salito fino a quota 503 punti base per poi riscendere verso quota 490 mentre lo spread dei titoli italiani si è ulteriormente abbassato sotto quota 470. Per quanto riguarda la francia, invece, ieri lo spread ha vissuto momenti di alta tensione arrivando a superare quota 200 ossia il livello più alto dall’introduzione dell’euro.
Unicredit: ancora cattive notizie dai mercati
Brutte notizie per il gruppo Unicredit che continua con il suo periodo di grandissima crisi. Dopo essere stata inclusa nella lista della BCE delle banche europee che il prossimo anno dovranno necessariamente ricapitalizzarsi ora anche Moody’s ha deciso di mettere sotto osservazione il titolo e già si parla di un probabile abbassamento del rating. Ma quali sono i veri problemi che affliggono Unicredit? Può essere considerata ancora una banca sicura?
Provando a districarsi tra il mare di notizie che ci giungono sullo stato di salute della più grande banca italiana salta all’occhio un report di Bloomberg che sottolinea come Unicredit sia la banca europea che avrà il maggior numero di bond in scadenza nel 2012 e ben 37,6 miliardi di euro da rifinanziare.
Francia in crisi: male spread e borsa
Pessima giornata quella di ieri in borsa caratterizzata da ribassi su tutte le principali piazze europee e, in particolare, dalla crisi dei titoli di stato spagnoli e francesi. Ed è proprio la crisi francese quella che preoccupa di più perchè se la Spagna si sapeva non godere di un’economia in ottima salute, la Francia è di fatto la seconda economia dell’eurozona. Insomma Sarkozy e soci che fino a qualche giorno fa si preoccupavano di indicare all’Italia le linee guida da seguire per migliorare i propri conti ora devono guardare ad altri problemi.
Tanto per fare un esempio ieri Parigi è stato il peggior listino di europa perdendo l’1,87% e lo spread con i bund tedeschi ha raggiunto e superato i 200 punti per poi riscendere a 175 dopo che sono circolate le voci di un probabile accordo tra BCE e FMI (la BCE presterebbe soldi all’FMI, con i quali poi si aiuterebbero i paesi europei in difficoltà).
Famiglie italiane: il 15% a rischio povertà
Lo studio del Forum Ania-Consumatori (realizzato con la preziosa collaborazione dell’Università di Milano) fa un quadro preoccupante della situazione delle famiglie italiane. Ben il 15% non riesce a far quadrare il bilancio mensile ed è costretta a intaccare i propri risparmi per sopravvivere, mentre il 6% è costretta a ricorrere a prestiti o ad aiuti da parte di enti o associazioni. Una situazione di cui parliamo da tempo e che oggi viene confermata da uno studio di grande prestigio.
Purtroppo le famiglie italiane stanno soffrendo la crisi occupazionale che colpisce in particolar modo i giovani (ricordiamo che stando agli ultimi dati la disoccupazione giovanile si attesta quasi al 30%) che in questo modo continuano a gravare sulle spalle dei genitori molto più a lungo di quanto non avveniva solo 10 anni fa.