Cina: diminuiscono le vendite di auto

Brutta battuta d’arresto per quella che è considerata, ormai da diversi anni, la locomotiva dell’economia mondiale, ossia la Cina. Stando alle indiscrezioni trapelate sulla stampa internazionale le vendite di auto in Cina potrebbero essere ampiamente sotto le attese. La notizia, come era ovvio, ha scatenato la vendita dei titoli del settore che hanno registrato delle forti perdite su tutti i listini. A Piazza Affari Fiat arriva a perdere oltre il 3% mentre sul Dax BMW e Volkswagen perdono rispettivamente il 5 e il 4%. Tuttavia la notizia relativa ad una cattiva performance del settore auto nel paese del sol levante non sorprende più di tanto. Nelle passate settimane, infatti, le autorità del paese avevano rivisto al ribasso il target di crescita sia per il 2011 che per il 2012.

D’altronde era inevitabile che anche la Cina subisse in qualche maniera la crisi economica che ha messo a dura prova le economie occidentali. In Europa, il secondo mercato al mondo per la Cina, si vende molto poco e in America, il primo mercato per fatturato, la situazione non è poi così diversa. E per un paese che fa delle esportazioni la sua forza era inevitabile che si potesse assistere ad un rallentamento.

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Combattere la crisi con il bike Sharing

Con la benzina che ha ormai raggiunto i 2 euro spostarsi in auto è diventato un vero e proprio lusso. Tuttavia, per chi non vuole prendere i mezzi pubblici esiste l’alternativa dello bike sharing, strumento molto utilizzato in Europa, ma che, seppur lentamente, si sta diffondendo anche nel nostro paese. Per chi non lo conoscesse il bike sharing è la condivisione di una bicicletta attraverso il noleggio delle stesse nelle aree urbane. In sostanza i comuni mettono a disposizione delle stazioni dove, attraverso una tessera, è possibile prendere una bicicletta e riconsegnarla in una qualsiasi delle stazioni di bike sharing della città. La peculiarità di questa soluzione è il bassissimo costo di utilizzo. A Torino, una delle città italiane più virtuose, l’abbonamento annuale costa solo 20 euro mentre quello settimanale e quello giornaliero vengono rispettivamente 5 e 2 euro.

Cifre assolutamente alla portata di tutti che permettono di spostarsi da una parte all’altra della città spendendo nulla o quasi e senza inquinare. Purtroppo, come abbiamo detto, il bike sharing è ancora molto indietro nelle città italiane rispetto al resto d’Europa. Basti pensare che a Torino (come dicevamo è la città più virtuosa in Italia) il numero di biciclette è pari alla metà (700 bici) rispetto alla media delle grandi città Europee (1420 bici a parità di abitanti).

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Apple deve gestire 100 miliardi di cash

Il difficile contesto economico che stiamo attraversando non sta impedendo ad Apple di vendere i propri prodotti in misura maggiore di quanto non sarebbe opportuno pensare. Al punto tale che una delle preoccupazioni dell’azienda sarebbe cosa fare della montagna di liquidità di cui dispone. Si parla di ben 100 miliardi di dollari di cash che i vertici della Apple dovranno decidere di utilizzare viste anche le fortissime pressioni del mondo economico e degli azionisti dell’azienda. Tra le varie possibilità c’è quella di un dividendo, di un buyback (riacquisto di azioni proprie) o di possibili investimenti. Insomma in qualche modo quei 100 miliardi circa di liquidità devono essere utilizzati, contrariamente a quanto ha sempre voluto Steve Jobs, e saranno gli stessi vertici dell’azienda a spiegare come nella conferenza di oggi.

Si tratta, quindi, di un appuntamento importantissimo vista l’enorme liquidità di cui stiamo parlando. D’altronde la Apple, nel corso degli anni, ci ha abituato a numeri da capogiro tanto che oggi può vantare numeri più vicini a quelli di uno stato che a quelli di un’azienda. Se non altro, tanto per dare un’idea dei conti della Apple, possiamo dire che capitalizza più di tutte le principali banche europee messe insieme ed è la prima al mondo nella classifica di capitalizzazione.

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Delega fiscale: ecco le novità in arrivo

Novità in arrivo per i contribuenti italiani. Stando alle ultime indiscrezioni pubblicate da il quotidiano ilsole24ore circa la delega fiscale messa a punto dal Governo nel corso del vertice politico di giovedì con i leader di Pd, Pdl e Udc, sarebbe in arrivo l’IRI, ossia la nuova imposta sul reddito imprenditoriale che andrà a sostituire la vecchia IRES, ossia l’imposta sul reddito delle società. Ma questa, seppur importante, non sarà l’unica novità che il governo introdurrà in questi giorni: si parla della revisione dei regimi fiscali, del catasto e della nuova tassazione ambientale, tanto per citare alcuni dei punti più interessanti della delega. Inoltre non bisogna dimentacare che è ormai certa la redistribuzione di una parte dei proventi della lotta all’evasione fiscale attraverso una serie di sgravi che verranno messi a disposizione dei cittadini e degli imprenditori che hanno sempre pagato regolarmente le tasse.

Proprio quest’ultimo punto rappresenta un nodo fondamentale per la nostra economia perchè solo cambiando l’abitudine radicata nella società italiana all’evasione sarà possibile portare ad una graduale riduzione della pressione fiscale con tutti i vantaggi che ciò comporta.

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Debito pubblico da record a 1936 miliardi

Ancora un triste primato ci fa svettare nei primi posti di una classifica internazionale in cui non vorremmo assolutamente primeggiare. Si tratta di quella relativa al debito pubblico dove il nostro paese è, ormai da anni, stabilmente ai primi posti. Il nostro debito, infatti, ha raggiunto proprio in queste ultime ore la soglia dei 1936 miliardi di euro risultando uno dei debiti sovrani più alti del mondo. Nonostante la cura del governo Monti il nostro debito è aumentato di ben 40 miliardi di euro dalla fine del 2011 a Gennaio 2012. I motivi sono diversi e cercheremo di analizzarli tutti, uno ad uno, così da capire perchè nonostante tutti i sacrifici chiesti agli italiani non si sia riusciti ad ottenere dei miglioramenti riducendo l’esposizione debitoria del nostro paese.

Non a caso la fiducia dei consumatori in Italia è calata ulteriormente tanto da toccare i minimi registrati nel marzo del 2009, in forte controtendenza rispetto a quanto non avviene in paesi come la Germania, la Francia o perfino la Spagna dove la fiducia delle famiglie è in forte ripresa.

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Perchè la Fiat non è la Volkswagen

Mentre la Fiat vuole chiudere gli stabilimenti in Italia la Volkswagen assegna un bonus di 7500 euro ai suoi 9 mila lavoratori e punta a diventare il primo produttore di automobili del mondo. E il caso della Volkswagen non è assolutamente isolato ma, più che altro, una prassi per le case automobilistiche tedesche visto che anche Daimler, Porsche e Audi hanno staccato un bel premio produzione ai propri operai rispettivamente di 4100, 7600 e 8251 euro. Questo, ovviamente, è reso possibile dall’ottimo andamento dell’industria automobilistica della Germania che ha permesso alle 4 aziende citate di ottenere utili record nel corso del 2011. Eppure questa notizia fa molta rabbia a noi italiani perchè la scusa della crisi più volte utilizzata da Marchionne e dagli altri manager della Fiat per giustificare il pessimo andamento della casa torinese appare quanto mai infondata. Se in un momento di crisi la Volkswagen riesce ad elargire bonus di tale portata ai propri dipendenti (che già di per se guadagnano dal 30 al 50% in più di stipendio degli operai italiani) come è possibile che la Fiat debba mettere in cassa integrazione i lavoratori minacciando di chiudere gli stabilimenti?

Secondo Marchionne la colpa sarebbe della scarsa produttività dei nostri lavoratori e nell’eccessivo costo della manodapera. Ma se ciò fosse vero come hanno fatto i colossi tedeschi a presentare dei conti in grande spolvero pur pagando i propri operari fino al 50% in più di quelli della Fiat? Queste domande, per il momento, sembrano non trovare una risposta significativa da parte dei vertici della casa torinese sempre più preoccupati degli affari del gruppo oltreoceano.

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