Aumenta anche la tassa sui rifiuti

Ancora aumenti in vista per i contribuenti italiani esasperati dalla pressione fiscale. Dal 2013 aumenterà di ben 30 centesimi di euro al metro quadro la tassa sui rifiuti. Questa novità, introdotta con il decreto “Salva Italia“, è passata quasi inosservata ai più ma porterà, nelle casse dello stato, circa 1 miliardo di euro. A rilanciare la notizia è stato ilmessagero.it che ha individuato  questa ennesima tassa che dal prossimo anno andrà a gravare sui budget delle famiglie e delle imprese. Secondo quanto stabilito nel decreto Salva Italia il tributo sarà dovuto da “chiunque possieda, occupi o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte” e sarà composto da una tariffa calcolata secondo dei critire ancora da specificare e di una maggiorazione di 30 o 40 centesimi (a discrezione dei comuni) al metro quadro.

Per bilanciare l’introduzione di questa nuova spesa, nel decreto è previsto che i proprietari di immobili possano essere esentati dal pagamento dell’Irpef e delle relative addizionali sulle seconde e terze case. L’imposta, infatti, verrà interamente assorbita nell’Imu, salvo tutti quei casi di immobili portati a reddito, ossia nel caso l’abitazione sia affittata.

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Elezioni francesi e impatto sui mercati

Le elezioni francesi hanno visto trionfare, al primo turno, il candidato socialista Hollande che ha ottenuto il 28,8% dei voti contro il 27,8% di Nicolas Sakozy e il 18,1% del candidato della destra Le Pen. Il risultato appare, quindi, in linea con quanto preventivato dagli analisti già da qualche giorno visto che la vittoria di Hollande nei confronti del presidente uscente veniva data per ampiamente probabile. Ovviamente ora bisognerà attendere l’esito del ballottaggio che avrà luogo tra 2 settimane per capire chi guiderà la Francia, seconda potenza economica dell’eurozona, nei prossimi anni. Tuttavia questo sarà un test importante per capire quale potrebbe essere la reazione dei mercati ad un eventuale vittoria del candidato socialista Hollande nei confronti del premir Sarkozy. Un test estremamente importante visto che nelle ultime settimane si sono accesi i riflettori anche sull’economia francese con rendimenti e spread in deciso rialzo dimostrando che, Germania a parte, tutti i paesi della zona euro sono più o meno vulnerabili.

Ma la Francia sembra aver espresso un voto che da un chiaro segnale di dove voglia andare la nazione. Ha vinto, per il momento, Hollande, ossia il candidato che ha impostato la sua campagna elettorale puntando il dito contro i mercati finanziari e professando che non deve essere la speculazione finanziaria a governare una nazione. Insomma, volendo semplificare al massimo con uno slogan: meno finanza più economia.

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Torna la fiducia sugli immobili, ma è davvero così?

Dati in forte contrasto con quelli del Censis arrivano da Immobiliare.it che, intervistando un campione di 5 mila persone ha rilevato un miglioramento della fiducia dei consumatori nei confronti del mercato immobiliare. Secondo il noto portale online scende al 18,3% (prima era al 21,7%) la percentuale di persone che ritengono di dover aspettare per acquistare un immobile così come scende al 39,3% (dal 40) chi pensa che ci sarà un ulteriore calo dei prezzi. Questo miglioramento, seppur lieve, arriva in forte contrasto con quanto dichiarato nei giorni scorsi dal Censis che ha previsto un possibile calo compreso tra il 20 e il 50% delle quotazioni degli immobili nel solo 2012. Un fatto che, se dovesse avverarsi, rischierebbe di dare il colpo di grazia all’economia italiana già provata dalla crisi europea e dalla pesantezza di un debito enorme che agli attuali tassi di interesse costa troppo rifinanziare.

Quello rilevato da immobiliare.it è un debole segnale di ripresa che, a nostro giudizio, rischia di essere smentito per via dell’IMU che, inevitabilmente, costringerà molti proprietari di seconde e terze case a mettere sul mercato i propri immobili perchè ormai non più redditizi. Tuttavia ci sentiamo in dovere di dare spazio a tutte le visioni del mercato così che ogni lettore possa farsi un’idea di quello che ci aspetta dopo aver sentito tutte le campane.

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Perchè le banche spagnole rischiano grosso

Continuiamo a monitorare la situazione dell’economia della Spagna per cercare di capire come questa possa influenzare anche la crisi della zona euro. A questo proposito è molto interessante analizzare i dati diffusi da reuters.com sulla “qualità del credito” delle banche spagnole, banche che stanno attraversando un momento critico. Secondo reuters i crediti inesigibili delle banche spagnole sono saliti, a febbraio di quest’anno, al livello più alto da ottobre 1994, ossia all’8,2% dei portafogli di credito. I dati, estrapolati dal report della Banca di Spagna diffuso mercoledì, testimonia come sia in atto una durissima recessione nel paese con la crescente difficoltà delle famiglie a rimborsare i propri debiti contratti con gli istituti di credito. Le banche si trovano ad affrontare una nuova ondata di insolvenze mettendo in serio pericolo la tenuta dell’intera sistema.

Il problema più grande è che in questo contesto, secondo gli analisti, il governo spagnolo non avrebbe i margini economici per intervenire a sostegno delle famiglie in difficoltà. Insomma già è difficile che Madrid riesca ad andare avanti senza aiuti da parte della BCE, figurarsi se sarà in grado di trovare le risorse finanziarie per intervenire a sostegno delle famiglie che non riescono a pagare i mutui.

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Altalena sulle borse: il rialzo sarà duraturo?

Buona giornata, quella di ieri, sui listini finanziari con Piazza Affari che ha chiuso con un significativo +3,68% a 14.942 punti. Bene i bancari che fanno registrare un rialzo molto interessante visto che gran parte dei titoli hanno chiuso con un rialzo superiore al 7%, tra cui segnialiamo Intesa Sanpalo (+8,07%) e il Banco Popolare (+9,34%). Il rialzo è partito questa mattina con l’esito dell’asta dei titoli di stato spagnoli che ha fatto registrare il tutto esaurito. Tuttavia, ancora una volta, abbiamo assistito ad un forte rialzo dei tassi di interesse. Per i titoli con scadenza 12 mesi i tassi sono saliti al 2,623% dall’1,418% rispetto all’asta del 20 marzo, mentre il rendimento dei titoli con scadenza 18 mesi è passato al 3,110% dall’1,711%.Bene lo spread che scende a 373 (414 per la Spagna) anche se il livello resta quello di massima allerta.

A questo punto quello che in molti si domandano è: si tratta di un rialzo effimero oppure si è nuovamente invertito il trend? Ovviamente dare una risposta a questa domanda è estremamente difficile perchè i mercati ci hanno abituati, in questi ultimi 4 anni, a delle continue sorprese. Tuttavia facendo una breve analisi di fondo è possibile quello che potrebbe essere il trend di fondo sul brevissimo e sul medio periodo.

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Azzerare l’Imu con le rinnovabili: l’esempio di Tula

Tula, per chi non lo sapesse, è un comune vicino Sassari in Sardegna. La particolarità di questo comune è che il sindaco è riuscito ad azzerare l’Imu sulla prima casa voluto dal governo Monti. Proprio così, la tanto odiata Imu sulla prima casa che tutti noi saremo costretti a pagare a partire da Giugno di quest’anno i cittadini del comune di Tula non sapranno nemmeno cosa sia. Il sindaco, infatti, attraverso una serie di strumenti che la legge gli mette a disposizione è riuscito a studiare una formula che azzera, di fatto, la tanto odiata tassazione sulla prima casa. Come sia riuscito a farlo ce lo spiega un interessante articolo pubblicato da ilsole24ore.com. In poche parole il Sindaco di Tula ha ridotto l’aliquota dell’Imu dal 4 al 2 per mille e, allo stesso tempo, ha aumentato le detrazioni da 200 a 400 euro portando il valore dell’imposta a zero.

Un risultato incredibile che lascia falici e contenti i cittadini del piccolo comune sardo ma che da modo di riflettere anche a tutti noi. La domanda che verrebbe da porsi è dove si siano trovati i fondi per azzerare l’imposta visto che la maggior parte dei comuni hanno deciso di aumentare le aliquote dell’imu proprio in virtù dei vincoli di bilancio.

Qui arriva la sorpresa più grande. Il sindaco di Tula è riuscito ad azzerare l’Imu sulla prima casa grazie agli investimenti effettuati nelle energie rinnovabili. Il comune di Tula, infatti, gestisce un parco eolico che offre un surplus di energia che ha consentito al sindaco di rinunciare all’Imu (cioè ad un’entrata pari a 50 mila euro l’anno) ma, anche, all’addizionale comunale sull’Irpef.

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