Fiducia sull’euro ancora in calo

Euro si, euro no. Torna in voga il dibattitto dopo la pubblicazione dell’ultimo bollettino pubblicato sulla fiducia dei cittadini UE circa la moneta unica (il cosidetto Eurobarometro). Il risultato, seppur (volutamente) passato senza particolare clamore, ha dell’incredibile. Mai la fiducia dei cittadini è stata così bassa nei confronti della moneta unica. Un risultato che conferma il trend in atto dal 2007 quando si tocco il punto di massima credibilità dell’euro. Da quel momento in poi le persone hanno perso, gradualmente, fiducia nei confronti della moneta unica anche se, a onor del vero, vi è una forte differenza di opinione a seconda della nazionalità. La tabella qui sotto riassume meglio di tante parole l’attuale situazione.

euro fiducia

Il calo maggiore dei sostenitori dell’Euro si è registrato in Spagna, Olanda, Polonia e Francia mentre in Italia, al contrario di quanto si possa immaginare, gli euro favorevoli sono addirittura aumentati. Ci tengo a sottolineare che questi dati sono a campione quindi vanno giudicati affidabili alla stregue di un comunissimo sondaggio.

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Fallisce un’altra città USA: ora tocca a Detroit

Ormai la notizia ha fatto il giro del mondo anche se, a mio avviso, non ha ricevuto l’attenzione che meritava: Detroit ha dichiarato bancarotta. Non che la notizia arrivi come un fulmine a ciel sereno visto che già a Dicembre scorso era stata avviata la via del commissariamento con il governatore del Michigan Rick Snyder che aveva nominato come commissario straordinario, Kevyin Orr. Il quale, tuttavia, non è riuscito nonostante gli enormi sforzi a evitare la bancarotta tanto che le sue parole sono eloquenti: “Mi sembra che non ci sia altra soluzione”. Così si da via al procedimento di bancarotta di Detroit che, in passato, aveva ricoperto il ruolo di centro nevralgico dell’industria automobilistica americana con lo storico marchio Chrysler a farla da padrone. Ma dal periodo dei fasti e della gloria ne sono cambiate di cose tanto che ormai la popolazione della città si è ridotta ad un terzo.

fabbriche detroit

Giovani e non costretti a “cambiare aria” per evitare di rimanere senza lavoro in una città che non pare più essere in grado di garantire un futuro ai suoi abitanti. Come dicevo la notizia, pur avendo fatto il giro del mondo, non ha avuto la risonanza che merita.

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La Cina fa shopping in Italia

C’è un signore ultrasessantenne che guarda con molto interesse ai nostri prodotti. Fin qui nulla di speciale, se non fosse che la persona in questione è Zong Qinghou, ossia l’uomo più ricco della Cina proprietario del gruppo Wahaha leader nella vendita di bibite e alimenti per bambini. Mr Zong si è lanciato da qualche tempo in un’altra impresa delle sue cercando di esportare in Cina qualcosa di molto simile alla nostra Rinascente, ossia, dei centri commerciali in grado di proporre prodotti di livello medio alto ma ad un prezzo ragionevole. Il suo obiettivo è quello di “fare sua” la classe media cinese che può vantare milioni di consumatori offrendo prodotti all’altezza delle loro aspettative. Proprio per questo l’imprenditore guarda da tempo con estremo interesse al nostro paese interessato ad importare in Cina i prodotti tipici del made in Italy.

Zong Qinghou

Io da diversi anni sostengo che sia assolutamente incredibile che il nostro paese non sia presente su uno dei mercati più importanti del mondo, quello cinese, in maniera massiccia. Da tempo sostengo che servirebbe un supporto dello stato per poter permettere alle tantissime piccole e medie imprese artigianali di poter proporre prodotti e servizi anche nel paese del sol levante.

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Compagnie aeree: profitti in aumento ma non per Alitalia

Dopo la buona notizia diffusa dallo Iata (International Air Transport Association) che ha reso noto dell’andamento positivo del settore aereo, si guarda con grande attenzione alla nostra compagnia di bandiera, l’Alitalia, che da troppo tempo si trova in una situazione di costante precarietà. Stando a quanto diffuso dallo Iata, infatti, le principali compagnie aeree raggiungeranno, nel 2013, l’80,3% di posti occupati per un totale di 3,13 miliardi di passeggeri che rappresenta anche un record mai raggiunto prima. Questo è stato possibile grazie al pesante taglio dei costi effettuato dalle stesse compagnie e al minor costo del carburante. Non male, specialmente se si prende in considerazione il difficile contesto economico che stiamo attraversando ormai da 5 anni a questa parte. A questo punto, in virtù di questi dati, ci si dovrebbe tranquillizzare per la situazione di Alitalia.

Aereo alitalia in volo
Aereo alitalia in volo

Invece le cose non stanno così. La nostra compagnia di bandiera, infatti, può “vanatare” (si fa per dire) una percentuale di riempimento dei propri aereomobili di circa 10 punti percentuali inferiore rispetto alla media registrata dallo Iata fermandosi al solo 70%. Inoltre se le altre principali compagnie (come Air France-KLM, Lufthansa o British Airways) guadagnano circa 4 dollari a passeggero, Alitalia presenta conti costantemente in rosso.

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Mercati ancora giù: perchè la borsa scende?

Ieri giornata all’insegna del colore rosso sui mercati finanziari con Milano che ha chiuso in perdita del 3%, così come Londra, mentre Francoforte ha fatto registrare -3,28% e Parigi addirittura  -3,66%. Ma perchè le borse scendono? In particolare questo calo diffuso (anche Wall street e le borse asiatiche hanno chiuse tutte negative) è da imputare a 2 fattori: i dati provenienti dalla Cina e, sopratutto, le parole pronunciate da Ben Bernanke, presidente della Fed. Ma vediamo nel dettaglio quello che è successo e cerchiamo di capire quello che si cela dietro le parole di Bernanke ben al di la di quello che i media vogliono farci intendere. Secondo il presidente della Fed se il tasso di disoccupazione americano sarà al 6,5% nel 2014 (ossia scenda di un punto percentuale rispetto ad ora), potrebbe essere ridimensionato il piano di acquisti di Bond per 85 miliardi di dollari al mese. Il piano verrebbe rallentato probabilmente già alla fine di quest’anno, per poi essere interrotto a metà del 2014.

bernanke fed

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Prestiti sempre più difficili da ottenere: ecco le soluzioni

Ne abbiamo parlato più e più volte nel corso degli ultimi 2 anni. Ottenere un prestito da quando è scoppiata la crisi economica anche qui in Europa è diventata una missione impossibile, o quasi. Le banche hanno letteralmente “chiuso i rubinetti” rendendo l’accesso al credito estremamente difficile sia per i privati che per le aziende. Il tutto, va detto, contribuendo ad accellerare quel processo di recessione che ha portato il paese nella situazione attuale con un numero sempre crescente di aziende costrette a dichiarare fallimento (fare impresa senza poter accedere al credito è praticamente impossibile) e un’economia paralizzata dagli scarsi consumi. Come fare, allora, per ottenere un prestito? Premesso che non abbiamo la bacchetta magica e che, quindi, dare soluzioni è molto difficile voglio cercare, in questa pagina, di fare il punto della situazione e di capire quali potrebbero essere le strade da tentare.

prestiti facili da ottenere

Per prima cosa è fondamentale partire da un presupposto: oggi si può ottenere un finanziamento solo se si è in grado di offrire delle solide garanzie reddituali. Mentre in passato avevamo più volte parlato di prestiti senza buste paga e garanzie oggi la situazione è molto diversa.

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