Quanto vale Facebook?

Facebook, come tutti ormai sanno, si appresta ad essere quotato in borsa raccogliendo circa 96 miliardi di dollari (centesimo più, centesimo meno). Si tratta della più importante quotazione di tutti i tempi e permetterà al giovane Zuckerberg di raccogliere circa 19 miliardi di dollari. L’ipo, l’offerta pubblica iniziale, dovrebbe aggirarsi tra i 28 e i 35 dollari ad azione raccogliendo, subito, circa 13,6 miliardi di dollari, ossia ben 7 volte quello che riuscì a raccogliere Google nell’ormai lontano 2004. Insomma la quotazione in borsa del social network è attesa con ansia dagli appassionati e dagli investitori che credono in un possibile ampliamento del business che gli ruota attorno. In particolare la vicenda sta generando molta curiosità nei confronti dei piccoli risparmiatori intenzionati ad investire nel social network non appena le azioni verranno quotate sul Nasdaq.

Tuttavia prima di compiere passi affrettati lasciandosi guidare dai luoghi comuni è bene analizzare con attenzione quelle che potrebbero essere le prospettive di crescita del social network, specialmente dal punto di vista dei ricavi perchè proprio questo è l’aspetto fondamentale per capire quanto possa essere conveniente puntare sul titolo.

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Diversificare i propri investimenti

L’importanza di diversificare i propri investimenti è fondamentale per ridurre il livello di rischio a cui assoggettare i propri risparmi. Attraverso una buona diversificazione, infatti, è possibile ridurre sensibilmente la possibilità di perdere il proprio denaro e, proprio per questo, rappresenta uno step fondamentale per qualsiasi risparmiatore. Ma oltre a diversificare i propri strumenti (ad esempio una parte in azioni, una in obbligazioni e una parte nel mattone) sarebbe opportuno anche diversificare in ambito territoriale. Questo, al di la di quanto si possa pensare, è una cosa alla portata di tutti, anche di chi non dispone di grandi capitali ma, semplicemente, vuole avere una maggiore serenità in un contesto economico e finanziario come quello che stiamo attraversando. L’instabilità politico economica dell’unione Europea sta portando ad una profonda instabilità dei mercati con la conseguenza di far correre grandi rischi a quegli investitori che non hanno grande esperienza dei mercati finanziari e con non possono seguire con attenzione gli sviluppi della crisi.

Proprio per questo impostare fin da subito il proprio portafoglio nella maniera ottimale permette successivamente di godere di maggiore serenità. Come dicevamo la diversificazione in ambito territoriale è estremamente importante. In un articolo del Wall Street Journal si parla proprio di questo e della difficoltà degli americani ad accettare di investire al di fuori dei confini nazionali.

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Mercati nervosi: l’Europa è ancora in crisi

La crisi europea è ancora molto lontana dall’essere superata. Questo è quello che emerge dall’andamento dei mercati finanziari di questa settimana, un’andamento caratterizzato dall’alta volatilità dovuta ai cattivi segnali che arrivano da molti paesi del vecchio continente. Ancora una volta sono stati i buoni dati macroeconomici provenienti dagli USA a rendere discreta una giornata che, altrimenti, sarebbe stata pessima. A cominciare proprio dall’asta dei titoli italiani di ieri mattina che, nonostante gli apprezzamenti di molti analisti, non si può considerare positiva. I rendimenti sono aumentati ancora una volta arrivando a quota 3,89%, per il titolo con scadenza 3 anni, con un aumento dell’1,23% rispetto alla precedente asta e collocando un importo inferiore a quello previsto (2,88 miliardi contro i 3 previsti).

Non a caso Grilli, il vice Ministro dell’economia, ha sottolineato immediatamente che è stato lo stesso Tesoro ha rifiutare parte della domanda per via dei rendimenti troppo alti. L’economista ha dichiarato di aver “fatto la scelta di non prendere tutta la domanda che c’era perché in questo momento non abbiamo urgenza di fare funding a tassi che, secondo noi, non siano quelli giusti e rilevanti“.

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Borse europee negative, spread a 316

Le Borse europee non riescono a riscattarsi dal trend negativo per la terza giornata consecutiva e regna quindi l’incertezza sui mercati finanziari di trading online a livello globale. Hanno contribuito al ribasso anche le parole di Bernanke secondo il quale “la situazione in Europa resta difficile”; il numero uno della Fed ha sottolineato come non ci sia alcuna intenzione di acquistare il debito dei Paesi europei in difficoltà e che gli istituti bancari americani hanno “esposizioni molto limitate nei confronti del debito europeo”. In occasione del discorso di Bernanke anche il segretario al Tesoro Timothy Geithner è intervenuto ricordando che l’UE ha tutti i mezzi per superare la crisi di debito sovrano che affligge alcuni dei Paesi membri, l’importante è che vengano rispettati i programmi avviati.


Piazza Affari risente del trend negativo e si prepara a chiudere in perdita, dopo aver assistito ad un rialzo dello spread che è tornato a quota 316 punti base dopo gli ultimi giorni in cui si era raffreddato fino al livello di 270 punti. C’è preoccupazione per la stagnazione economica e pesano gli ultimi dati macro economici in arrivo dalla Cina che hanno sentenziato un deciso rallentamento del colosso asiatico.

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I migliori titoli azionari degli ultimi 20 anni

La rivista americana SmartMoney ha festeggiato i suoi 20 anni pubblicando un interessantissimo report in cui vengono analizzati i migliori 10 titoli azionari dalla sua fondazione. Secondo SmartMoney chi, nel corso degli anni, aveva puntato su questi titoli e ha resistiti alle fasi di turbolenza che hanno scosso i mercati finanziari in più di un’occasione ha visto crescere il proprio investimento in maniera estremamente profittevole. Secondo gli esperti di SmartMoney, infatti, chi aveva un portafoglio composto da questi 10 titoli avrebbe guadagnato, nel corso di 20 anni, il 9839%. tanto per fare un esempio che renda meglio l’idea, investendo 10 mila euro 20 anni fa in questi titoli oggi si avrebbero 983.930 euro circa. Un risultato incredibile che è reso possibile dal fatto che molti di questi 10 titoli sono  delle small caps, ossia aziende di media dimensione che, potenzialmente, hanno dei margini di crescita maggiori rispetto alle grandissime aziende.

Tuttavia investire in small caps o, ancora peggio, nelle micro caps comporta un altissimo rischio, tanto che solo pochissimi investitori hanno avuto l’intuizione e il coraggio di portare avanti per diversi anni un investimento corposo in queste aziende raccogliendo, oggi, i propri frutti. Anche se molte di queste aziende non vengono scambiate, oggi, ai massimi storici il rendimento nell’arco dei 20 anni è estremamente sbalorditivo.

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Investimenti: i 20 bond più redditizi

E’ stata pubblicata, da ilsole24ore.com, una classifica molto interessante dedicata ai corporate bond più redditizi del momento. I corporate bond non sono altro che obbligazioni emesse dalle aziende per trovare soldi sul mercato e rappresentano uno strumento molto interessante per chi vuole investire i propri soldi senza dover fare i conti con l’alta volatilità che caratterizza le borse in questo periodo. Il famoso quotidiano economico ha preso in esame i 20 corporate bond emessi nell’ultimo anno che offrono i rendimenti più alti, ossia superiori al 4%, e con un rating pari o superiore a “BBB”. Per chi non lo sapesse, infatti, i corporate bond sono soggetti al giudizio delle società di rating come i bond emessi dagli stati. I 20 bond presi in considerazione da ilsole24ore.com sono stati tutti emessi da società quotate al FTSE MIB e in particolare da Unicredit, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Telecom Italia.

Ovviamente la classifica è solo un pretesto per fornire un’indicazione chiara di quali obbligazioni siano più vantagiose, in termini di rendimento e di affidabilità, per i piccoli investitori privati che vogliano garantire ai propri risparmi un rendimento interessante. C’è da aggiungere, però, che alcuni bond richiedono un investimento minimo molto alto (alcuni necessitano di un lotto minimo di 100 mila euro) ma ce ne sono diversi che permettono di investire anche con solo 1000 euro.

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