La Fed lascia invariati i tassi

La Federal Reserve ha fatto sapere, al termine della riunione di ieri sera, che non alzerà i tassi di interesse prima del 2014. La banca guidata dall’apprezzatisimmo Ben Bernanke ha deciso di mantenere i tassi su livelli prossimi allo zero ancora per 2 anni così da dare stimolo alla crescita (che a detta dello stesso Bernanke, sarà modesta ancora per diversi mesi) e contenere la disoccupazione che rappresenta ancora un rischio per l’economia americana. Un risultato migliore di quelle che erano le aspettative degli analisti che ipotizzavano un blocco dei tassi solo per un anno, quindi solo fino al 2013.

L’obiettivo della Fed è quello di tenere l’inflazione su livelli sopportabili (si parla di riuscire a tenere l’inflazione sotto il 2%) così da assicurare stabilità nei prezzi ancora a lungo e favorire i consumi che, seppur lentamente, continuano a crescere. Ma si tratta ancora di una crescita troppo lenta specialmente per un paese come gli USA con un economia basata interamente sul credito dove se non si cresce non si può far fronte ai debiti.

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FMI: parole dure contro l’Europa

Ieri Christine Lagarde è intervenuta a Berlino (in una celebrazione dei 10 anni dell’euro) parlando della crisi economica e in particolare sulla crisi del debito che sta affliggendo i paesi dell’eurozona. Secondo il presidente dell’FMI c’è la necessità di arrivare ad una svolta decisiva nel 2012 per non rischiare di finire come o peggio degli anni ’30. Lagarde usa parole dure contro l’Europa sostenendo che servono oltre 500 miliardi di dollari per uscire dalla crisi e rivendica un impegno maggiore della Germania. Ma il presidente dell’FMI non risparmia nemmeno il nostro paese sostenendo che senza aiuti finanziari l’Italia (insieme alla Spagna) rischia il fallimento.

Senza nulla togliere all’intervento del presidente dell’FMI, e senza nessuna vena polemica al riguardo, gli interventi della signora Lagarde a danno dell’Italia si stanno facendo sempre più insistenti al punto tale che ci si comincia a domandare il perchè. Perchè il presidente dell’FMI continua ad insistere nel sostenere che l’Italia deve accettare i finanziamenti del fondo monetario? Perchè si continua a sostenere che l’Italia sia a rischio default con tanta insistenza?

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FMI: per l’Italia 2 anni di recessione

Brutte notizie arrivano, ancora una volta, dal Fondo Monetario Internazionale che vede nell’eurozona e in particolare nell’Italia il freno alla crescita globale che ancora per un paio di anni sarà molto debole. In particolare il nostro paese dovrebbe ettraversare un periodo di 2 anni di durissima recessione con un calo del prodotto interno lordo che il Fondo Monetario Internazionale stima possa aggirarsi intorno ai 2 punti percentuali per il 2012 e intorno al -0,3% nel 2013. Tra i fattori giudicati determinanti l’FMI segnala il rialzo dei rendimenti dei titoli di stato, che significa un maggior costo da sostenere per rifinanziare il debito in scadenza, e la diminuzione del credito bancario a famiglie e imprese.

Proprio quest’ultimo aspetto è quello che sembra preoccupare di più in quanto senza credito alle famiglie si bloccano i consumi (che già si attestano da diversi mesi su livelli molto bassi) e senza credito alle imprese si impedisce loro di sopportare il momento di difficoltà e di continuare a investire per non perdere di competitività a livello europeo.

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Ecco chi controlla Standard & Poor’s

Standard & Poor’s è stata al centro delle polemiche per il recente taglio di rating della gran parte dei paesi della zona euro. Sono in molti che vedeno dietro alla società di rating un interesse politico di affondare l’europa. Ma chi c’è dietro Standard & Poor’s? Da chi è controllata la potente società di rating che, insieme a Fitch e Moody’s, ha il premedominio sul mercato mondiale? La storia della società di rating è tanto antica quanto travagliata e per capire la sua evoluzione è bene ripercorrere brevemente la sua storia, cercando di capire chi la controlla e quale interesse potrebbe avere nello screditare i paesi europei.

Le origini di S&P sono molto antiche e risalgono ai primi del 1900 anche se solo a partire dal 1941 si può parlare di una forma societaria simile a quella attuale. A partire dal 1966 la società di rating è di proprietà di McGraw-Hill, una multinazionale che si occupa di informazione finanziaria.

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Investimenti: attenzione a Europa e Bancari

Come abbiamo detto più volte la maggior parte degli analisti prevede una prima parte del 2012 all’insegna della recessione. Al coro si aggiunge anche Paris Horvitz, il responsabile degli investimenti di HSBC, il quale sostiene che l’Europa sarà da considerare come una zona d’ombra dell’economia mondiale per buona parte dell’anno in corso. Un’altro brutto segnale che non fa intendere nulla di positivo per quello che potrebbe essere ribattezzato come un anno davvero molto particolare per via delle tante importanti scadenze che lo caratterizzeranno.

Tanto per fare un esempio il 2012 sarà l’anno delle elezioni in paesi come Cina, Francia e Stati Uniti, per non parlare della crisi del debito che rischia di precipitare da un momento all’altro a mano a mano che le scadenze si avvicineranno.

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Crisi: ci sarà la ripresa nel 2012?

Ormai siamo giunti alla fine dell’anno ed è tempo di tirare qualche bilancio di quello che è stato, a onor della cronoca, uno dei peggiori anni di sempre in ambito economico finanziario. La crisi del debito sovrano, come è sta ribattezzata una crisi finanziaria che si è andata trasformando in una crisi economica vera e propria andando a toccare la vita reale di tutti noi cittadini. In un’economia sempre più legata alla finanza ciò era inevitabile ma per molto tempo questo rischio è stato sottovalutato (poi ci sarebbe da capire se in buona o cattiva fede). Ormai parole come spread o differenziale sono diventate argomenti di cui si discute normalmente al bar o a cena con gli amici, tanto che ormai sono in molti che alla mattina invece di leggere il meteo o l’oroscopo si affrettano a vedere l’andamento dei nostri titoli di stato.

Una crisi, dicevamo, che ha travolto l’economia reale mettendo in seria difficoltà milioni di famiglie in tutta Europa. Come ben sappiamo uno dei paesi più colpiti dalla crisi è proprio il nostro tanto da aver costretto alle dimissioni il precedente governo e aver dato vita ad un governo tecnico definito di “emergenza”. Il tutto dovuto ad un attacco speculativo nei confronti dell’Italia (ma c’è chi sostiene che si trattasse di un attacco all’euro) che aveva portato il differenziale tra i nostri titoli di stato e quelli tedeschi ben oltre la soglia di massimo allarme di 500 punti percentuali.

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