Spagna, un paese in crisi

Neanche il tempo di accantonare il problema relativo alla Grecia (tra l’altro ancora da risolvere) che l’Europa si trova a dover affrontare una nuova sfida. Si tratta della Spagna, un paese fortemente in crisi che rischia di aver bisogno di aiuti internazionali a breve. Il paese, infatti, seppur in grado di vantare un debito pubblico molto più basso del nostro, ha un’economia provata dall’altissima disoccupazione che ha raggiunto la pericolosa soglia del 20% (ricordiamo che l’Italia ha una disoccupazione tra l’8 e il 9%). Ma oltre alla mancanza del lavoro la Spagna è oggetto di una fortissima crisi del settore immobiliare che ha creato una vera e propria bolla pronta ad esplodere da un momento all’altro, come testimoniano le sofferenze, in crescita, sui mutui concessi dalle banche. Non a caso aumentano le banche in difficoltà mentre le prime stime parlano di circa 50 miliardi di euro necessari per far adeguare gli istituti di credito spagnoli alle richieste dell’Eba.

Si tratta di una bruttissima gatta da pelare per l’Unione Europea che, un po a sorpresa, si deve preoccupare di affrontare il caso Spagna quando tutti pensavano che il prossimo paese a rischio sarebbe stato il Portogallo. Spagna che fino ad un mese fa veniva considerata, dai mercati finanziari, un paese più sicuro dell’Italia come testimoniato dallo spread, che fino ad una decina di giorni fa ci vedeva penalizzati rispetti ad i titoli di stato di Madrid.

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La Grecia si salva: 85% di adesioni allo swap

Finalmente arriva la notizia che tutti si aspettavano: Atene è salva, almeno per il momento, visto che lo swap ha ricevuto adesioni superiori al’85%. Un risultato, per certi versi, eccezionale che molti analisti davano per improbabile scommettendo su un’adesione tra il 75 e l’85% massimo. Questo risultato, invece, permette ad Atene di attuare una corposa ristrutturazione del debito scacciando, almeno nel breve periodo, l’incubo del default finanziario che oramai veniva dato come molto probabile. Il governo greco aveva fissato il limite di adesioni al 75% come prerogativa per far partire il piano di ristrutturazione del debito anche se aveva indicato il 90% di adesioni come obiettivo per far filare tutto liscio. Obiettivo che, stando ai primi dati forniti questa mattina, sembra essere stato centrato in pieno segno che la linea dura attuata dal governo greco in questi ultimi giorni ha dato i suoi frutti.

Di fatto la Grecia potrà ridurre il debito con i creditori privati della metà grazie al taglio del 53% del valore nominale dei titoli di stato. Non appena sarà ratificato l’accordo Atene potrà ricevere i 130 miliardi di aiuti stanziati dalla Banca Centrale europea senza i quali il paese sarebbe entrato inesorabilmente in default.

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Giorno decisivo per lo swap della Grecia

Entro le 21 di oggi si conoscerà la percentuale definitiva di adesione degli investitori privati allo swap dei titoli di Stato della Grecia. Fino a ieri sera la percentuale di adesione era pari al 53% circa, ancora lontana da quel 90% ritenuto indispensabile per permettere ad Atene di scacciare il pericolo di un default. Il problema, infatti, susisterebbe se la percentuale di adesione dovesse fermarsi sotto il 75% comportando l’inevitabile crac della Grecia. Se, invece, la percentuale si assestasse sopra il 75% il governo del paese ellenico potrebbe far scattare l’adesione forzata per i creditori privati (ossia la cosidetta Cac) ma scatterebbero anche i Credit default swap e, proprio per questo, Atene punta ad ottenere un consenso di almeno il 90%. Tuttavia nella pratica è difficile capire cosa potrà succedere ad un risparmiatore in funzione dei vari scenari che si verranno a proporre.

Noi cercheremo di riassumere le varie possibilità grazie all’aiuto dello studio pubblicato dagli esperti de ilsole24ore che ha realizzato un test per spiegare gli effetti sugli investitori italiani. Ci permettiamo di aggiungere che un eventuale insuccesso della trattativa, ossia un risultato al di sotto del 75%, risultano assai improbabili. Molto più probabile è un risultato che oscilli tra il range del 75 e del 90%. Solo un risultato al di sopra del 90% potrebbe dare una spinta significativa ai mercati con risvolti interessanti per chi si occupa di trading online.

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Dopo la Grecia è allarme Ungheria

Abbiamo più volte parlato della crisi europea del debito e di come la Grecia non sia l’unico problema per l’economia dell’Unione Europea. Pochi giorni fa ricordavamo del caso del Portogallo, altro paese a rischio, che sta facendo di tutto per evitare di trovarsi nella stessa situazione del paese ellenico. Ma ad aggiungersi ad i casi “noti” arriva un altro paese: l’Ungheria. L’ungheria è un paese che non fa parte dell’eurozona ma la sua crisi è talmente violenta che rischia di diventare un boomerang per l’intera Europa con ripercussioni gravissime per tutte le aziende che hanno investito in questo paese. La crisi in Ungheria è talmente grave che è l’unica nazione Europea ad aver visto fallire definitivamente la propria compagnia aerea di bandiera. Un caso unico, al momento, che rispecchia a pieno la situazione dell’economia in genere provocata dall’attuale congiuntura economica e da scelte politiche errate.

Seppur l’economia ungherese non sia di dimensioni importanti gli effetti di un eventuale default del paese sarebbero gravissimi per tutto il vecchio continente. Basti pensare alla nostra Unicredit, il più importante gruppo bancario italiano insieme a Intesa, che è presente in maniera massiccia nel paese e potrebbe ricevere un durissimo colpo da un eventuale default.

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La ripresa dell’Islanda: un miraggio per la Grecia?

Negli ultimi tempi sono diversi i Paesi che hanno subito un downgrade da parte delle agenzie di rating. Tra i principali troviamo quelli di Moody’s che due settimane fa ha tagliato il rating di Spagna, Portogallo, Italia, Slovenia, Malta e Slovacchia – tutti questi Paesi hanno dovuto indietreggiare di un gradino nel proprio rating. L’agenzia americana non ha risparmiato nemmeno Austria, Francia e Gran Bretagna che sono state messe sotto osservazione con outlook negativo. Non è difficile immaginare le conseguenze di questi tagli sull’andamento dei mercati finanziari europei e del trading in generale. In netta controtendenza l’Islanda guadagna invece una promozione del proprio rating di debito, sia da Moody’s sia da un’altra agenzia, Fitch, passando recentemente da BB+ a BBB-. Un portavoce di Fitch ha dichiarato che l’Islanda ha fatto passi da gigante nel “ristrutturare la stabilità macroeconomica” e che la “reazione politico economica poco ortodossa che è stata attuata a suo tempo, si è dimostrata efficace”.

L’economia dell’Islanda ha vissuto un momento di profonda crisi nel 2008 quando le sue tre maggiori banche si sono trovate con un’ammontare di debiti accumulati pari a ben dieci volte il PIL totale della nazione stessa. Il peso dei debiti era talmente alto da costringere le banche in questione al fallimento, lasciando che fossero i creditori a pagare le conseguenze della crisi debitoria.

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Grecia: arriva l’accordo all’Eurogruppo

Finalmente, dopo mesi di attesa, la telenovela della Grecia sembra essere giunta al termine. Questa notte, infatti, l’Eurogruppo avrebbe trovato un accordo per sbloccare il prestito da 130 miliardi di euro necessario ad evitare il default finanziario altrimenti inevitabile già a Marzo di quest’anno. Come controparte la “troika” avrà i suoi rappresentanti permanenti nel paese ellenico che monitoreranno l’applicazione degli accordi presi in sede europea. Inoltre è stato istituito un fondo bloccato dove verranno versati gli interessi sul debito greco. Il tutto con l’obiettivo di far arrivare la Grecia, entro il 2020, ad un rapporto debito pil del 120%. Molto soddisfatto il presidente della BCE Mario Draghi che ha subito dichiarato che si tratta di “Un accordo molto buono, ma ora è molto importante che le principali forze politiche in Grecia riconoscano questo programma e che supportino gli impegni che sono stati presi dal primo ministro e dal ministro delle Finanze stasera“.

Molto soddisfatto anche il primo ministro Lucas Papademos che si è detto ottimista sul salvataggio di Atene in una breve dichiarazione all’uscita dalle oltre 14 ore di negoziati a Bruxelles. Positive anche le parole del premier italiano Monti che ha dichiarato “E’ un bel risultato per la Grecia, per l’Eurozona e per i mercati, è stato un lungo lavoro, l’Europa è anche in grado di funzionare“.

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