Alert: elezioni in Grecia

Anche se i media ne hanno parlato poco questo week end è caratterizzato da un avvenimento fondamentale per la tenuta dell’eurozona: le elezioni in Grecia. Mentre tutti siamo con gli occhi puntati sulle elezioni in Francia, dove Hollande viene dato per favorito, gli occhi dei mercati sono rivolti principalmente alla Grecia dove il rischio è che ci sia discontinuità rispetto alla vecchia linea politica che ha favorito l’arrivo degli aiuti finanziari. Il pericolo è rappresentato dalla possibilità che vengano elette forze politiche che decideranno di non rispettare i vincoli imposti dalla comunità internazionale per l’erogazione delle tranche di aiuti finanziari. Se ciò avvenisse, infatti, verrebbero immediatamente bloccati gli aiuti con il pericolo che la Grecia si ritrovi, ben presto, senza la possibilità di pagare stipendi e pensioni. Un rischio alquanto plausibile visto il crescente sentimento antieuropeista che aleggia tra i cittadini del paese estremamente frustati da una situazione economica drammatica.

Ovviamente uno scenario del genere catapulterebbe l’intera eurozona nel baratro con la possibilità che si verifichino scenari ben peggiori di quelli  a cui abbiamo assistito fino ad ora. La situazione economico-finanziaria dell’area euro, infatti, è disastrosa: Spagna e Italia devono fare i conti con una fortissima recessione e un aumento della disoccupazione mentre anche le economie dei paesi più solidi, come Francia, Olanda e Germania, cominciano a mostrare i primi segni di affaticamento.

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Anche la Germania è in crisi

Come avevamo ampiamente anticipato anche la Germania sta risentendo della crisi economica. Certo, l’economia tedesca continua ad essere la locomotiva europea ma è innegabile che il paese stia risentendo della crisi che colpisce gli altri paesi della zona euro. Non a caso ieri il dato sulla disoccupazione è stato alquanto deludente specialmente per aver fatto peggio delle previsioni. Per carità il tasso di disoccupazione della Germania è sempre del 6,8%, quindi davvero molto invidiabile specialmente se paragonato a quello di Italia (9,8%) o Spagna (circa 24%) ma il fatto di aver fatto registrare un aumento delle persone senza un lavoro è alquanto significativo. Questo indicatore, infatti, va ad aggiungersi al dato (negativo) fatto registrare da Deutsche Bank, relativo all’utile relativo al primo trimestre dell’anno in calo del 31% rispetto al 2011, anch’esso in contrasto con quelle che erano le previsioni degli analisti. Ovviamente tutto ciò è insufficiente per dire che la Germania sia in crisi. Tuttavia questi dati rappresentano i primi segnali di quella che potrebbe rivelarsi una imminente battuta di arresto.

D’altronde è impensabile perfino per un paese come la Germania riuscire a passare immune da questa spirale di recessione che sta attanagliando l’eurozona (e non solo). Non bisogna dimenticare, infatti, che gran parte della forza dell’economia tedesca è rappresentata dalle esportazioni di beni e servizi. Secondo businessweek ben il 40% delle esportazioni tedesche avvengono verso paesi dell’eurozona (percentuale che sale al 60% se si considera l’intera Unione Europea).

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S&P declassa il debito spagnolo

Anche se qui ad economyonline non teniamo particolarmente in considerazione i giudizi delle società di rating l’ennesimo declassamento del debito spagnolo da parte di Standard & Poor’s è una notizia che merita uno spunto di riflessione. Per prima cosa il fatto. S&P ha declassato il rating del debito sovrano della Spagna a BBB+ (sceso di 2 gradini) con outlook negativo. Ma non è tanto nel rating in se per se che si deve focalizzare l’attenzione quanto alla sua motivazione: il rischio di sostenibilità per il sistema bancario. Questa semplice frase nasconde qualcosa di inquietante, ossia il rischio che le banche abbiano, nel breve periodo, bisogno di un sostegno da parte dello stato iberico. Questo, ovviamente, rischia di penalizzare ulteriormente la Spagna, già in sofferenza per via della situazione economica interna ai propri confini nazionali, ma anche i paesi ad essa collegata come l’Italia, la Francia e perfino la Germania.

Il downgrade di S&P avrà l’effetto di rendere più costoso il rifinanziamento del debito del paese visto che già dalle prime ore della mattinata lo spread ha ripreso a correre tornando sopra i 430 punti base in rialzo di quasi il 5%. Ma come era inevitabile che fosse torna a crescere anche lo spread degli altri paesi dell’eurozona con quello italiano che supera i 411 punti base.

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Grecia fuori dall’Euro entro 2 anni

Le parole del governatore della Banca centrale greca, George Provopoulos, sono state eloquenti: “la Grecia è di fronte a una scelta netta e storica tra ricostruire la sua economia all’interno dell’Eurozona e con il sostegno dei partner, o rimettere indietro l’orologio di decenni, perdere anni di progresso economico e alla fine uscire dall’euro e dalla Ue“. Questo, in sintesi, è il succo del discorso che ha caratterizzato l’intervento del governatore ad Atene che ha anche avvertito che la Grecia è nel 5° anno consecutivo di recessione. Secondo Provopoulos non esistono modi semplici per uscire dalla crisi: sia una eventuale uscita dall’Euro che una permanenza all’interno dell’unione monetaria comportano sacrifici per la popolazione prima di poter tornare a guardare al futuro con successo. Tuttavia l’ipotesi peggiore sarebbe quella di non prendere scelte nette.

In sostanza il riferimento del governatore della banca greca è alle prossime elezioni che si terranno il 6 Maggio (in concomitanza del 2° turno delle presidenziali francesi) e in cui il paese è chiamato a fare scelte nette perchè eventuali titubanze proietterebbero il paese in una recessione ancor più grave. Insomma o si sceglierà di andare a perseguire gli obiettivi imposti dalla comunità internazionale o si sceglierà la strada altrettanto dolorosa di uscire dall’euro.

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Crisi: l’Europa è allo sbando

Una cattiva gestione della crisi ci ha proiettato in questo marasma dove tutto sembra dover crollare da un momento all’altro. Così accade che quello che mai ci si sarebbe aspettato, ossia che Sarkozy, colui che insieme la Merkel per tutto il tempo della crisi ha preso le redini delle scelte in sede europea, si scagli contro la stessa europa pur di ottenere il favore degli elettori (cosa non si fa pur di essere rieletti). Sia chiaro le scelte fatte in ambito di politica economica sono da attribuire, principalmente, alla Merkel ma il duopolio Germania-Francia è stato piuttosto solido in questi ultimi 2 anni specialmente quando si dovevano prendere le decisioni importanti. Ora questo duopolio, in un modo o in un altro, sembra essere giunto al termine: sia se vincerà le elezioni francesi Hollande che se verrà rieletto Sarkozy molte cose cambieranno perchè gli elettori francesi non sono più disposti a sopportare le misure di austerity che i tedeschi hanno imposto a mezza Europa.

Misure che, a quanto pare, nemmeno i tanto virtuosi paesi del nord sono in grado di rispettare. L’Olanda è alle prese con una crisi di governo dopo che il premier Mark Rutte ha rassegnato le dimissioni avviando il paese verso le probabili elezioni. Crisi scoppiata proprio per via delle pesanti misure di austerity che il governo olandese voleva approvare per riportare il rapporto deficit-pil entro il 3% come deciso dall’Europa.

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2012, attacco all’Europa

Se pensavamo di esserci lasciati alle spalle il peggio (come anche qualcuno all’interno del governo ha dichiarato in questi giorni) be… ci siamo sbagliati di grosso. Quello che è in atto è un vero e proprio attacco all’Europa. Qui non si usano armi di distruzione di massa ma la finanza, una finanza in grado di fare danni inimmaginabili all’economia e, quindi, alla vita di un paese. Dopo aver affondato l’Irlanda e la Grecia, dopo aver messo a repentaglio Portogallo, Italia e Spagna è cominciato l’attacco a Francia e Olanda, segno che anche i paesi del nord Europa, quelli tradizionalmente con i conti in ordine, non sono immuni dalla speculazione. Così ecco accendersi i riflettori sulle elezioni francesi che potrebbero redistribuire gli equilibri nell’eurozona con l’asse Merkel-Sarkozy che verrebbe meno qualora vincesse Hollande.

Ma come non bastasse la speculazione sembra aver già trovato la prossima preda: l’Olanda. Il primo ministro olandese, Mark Rutte, ha riunito nella giornata di ieri i ministri per ottenere il via libera in parlamento sui tagli alla spesa. In sostanza anche l’Olanda si avvia ad attuare una politica di austerità per un valore di circa 15 miliardi di euro così da permettere al paese il rispetto dei vincoli di bilancio imposti dall’Unione Europea per il 2013.

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