Case: gli italiani rimandano l’acquisto

Secondo l’ultimo report del portale immobiliare.it rimane stabile la percentuale degli italiani che reputa il 2012 come un buon momento per acquistare casa, ma aumenta leggermente la percentuale di coloro che preferiscono aspettare il 2013 perchè convinti di approfittare di condizioni migliori. Per quanto riguarda la propensione alla vendita, invece, gli italiani continuano ad essere convinti, nel 71% dei casi, che non sia un buon momento per mettere sul mercato il proprio immobile e che convenga aspettare momenti migliori. Per quanto riguarda la percezione sui prezzi degli immobili circa il 47% degli utenti del portale sostiene che il prezzo delle case sia destinato a scendere nei prossimi 12 mesi e che convenga rimandare qualsiasi compravendita a tempi migliori.

Insomma la sensazione degli italiani sembrerebbe essere attendista: far passare la bufera della crisi economica prima di avventurarsi in una compravendita immobiliare che potrebbe portare ad esiti imprevdibili nel breve periodo. Chi deve acquistare l’immobile ha paura che questo possa svalutarsi rispetto al prezzo di acquisto, mentre chi deve vendere ha paura di non riuscire a strappare un prezzo sufficientemente alto.

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Italia: per S&P il rating è BBB+

S&P, lo scorso venerdì, ha declassato gran parte dei paesi dell’Unione Europea e, in particolare l’Italia portando il rating del nostro paese al livello di BBB+. La società di rating americana ha difeso la sua scelta sostenendo che l’Italia paga l’alto costo a cui è costretta a rifinanziare il proprio debito e, pur sostenendo che la situazione politica con il governo Monti è sensibilmente migliorata, non è da escludere che le manovre in agenda incontreranno difficoltà nell’essere applicate. In sostanza, secondo Standard and Poors le politiche economiche del governo, seppur giuste, incontreranno una dura opposizione politica e difficilmente verranno approvate.

Insomma il nostro paese viene retrocesso ancora abbassando il rating di ben 2 posizioni. Oltre all’Italia ha fatto scalpore il taglio di rating della Francia che passa ad AA+ con outlook negativo, così come l’Austria, mentre la Spagna è passata ad un giudizio di AA-. Tra gli altri paesi “a rischio” si sono salvati Germania, Lussemburgo, Finlandia e Olanda anche se sono ancora sotto osservazione e non è escluso qualche colpo di scena nei prossimi mesi.

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Pensioni: ecco i conti più vantagiosi

Entro e non oltre il 29 Febbraio tutti i pensionati che godono di una pensione al di sopra dei 1000 euro dovranno necessariamente aver aperto un conto corrente bancario per poter ritirare i propri soldi. Dal 7 Marzo 2012, infatti, non sarà più possibile effettuare pagamenti in contanti sopra i 1000 euro (per effetto del decreto del governo finalizzato alla tracciabilità dei pagamenti), così anche l’Inps sarà costretta ad adeguarsi pagando i pensionati solo ed esclusivamente tramite accredito in conto corrente. Ovviamente si tratta di una novità non da poco per le persone anziane che si trovano costrette a dover aprire un conto bancario o postale e a non poter più ritirare in contanti la propria pensione.

A questo proposito abbiamo effettuato una piccola indagine di mercato cercando i migliori prodotti offerti dalle banche per rispondere all’esigenza dei pensionati, specialmente quelli che si trovano a dover operare per la prima volta su un conto corrente.

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I nuovi tassi usurai per il 2012

La banca d’Italia, come avviene ogni trimestre, ha da poco rilasciato quelli che saranno i nuovi tassi di interesse considerati “usurai” per i primi mesi del 2012. Come tutti ben sanno, o dovrebbero sapere, per i finanziamenti esiste un limite stabilito dalla Banca d’Italia oltre il quale un interesse viene considerato usuraio, ossia chi lo applica può essere perseguibile penalmente. Questo significa che finanziarie e istituti di credito devono necessariamente adattarsi alle direttive della Banca d’Italia per evitare di finire fuori dai confini delimitati dalla legge. Per sapere se un tasso di interesse è o no usuraio basta verificare la tabella trimestrale redatta dall’istituto di via Nazionale.

I tassi soglia, ossia i tassi massimi, sono stati calcolati secondo le nuove direttive stabilite dal decreto legge dello scorso Maggio 2011. Si tratta di valori che è bene conoscere per evitare spiacevoli problemi nel momento in cui si accede al credito.

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Unicredit: precipita il titolo a -14,45%

Pessima giornata ieri in borsa per Unicredit che sprofonda chiudendo la seduta a -14,45%. Una perdita enorme per l’istituto di credito sul cui futuro pesa una ricapitalizzazione in corso il cui esito è cruciale per la sopravvivanza della banca. Insomma il clamore intorno al titolo di Unicredit, che si è cominciato a scatenare tra Natale e capodanno in seguito all’accorpamento delle azioni, non accenna a spegnersi. I piccoli risparmiatori, infatti, sono molto preoccupati dell’andamento del titolo in borsa con il rischio di perdere gran parte dei propri risparmi investiti.


Vediamo, quindi, di riassumere gli eventi che hanno caratterizzato questi ultimi concitati giorni (compreso l’aumento di capitale in corso) per cercare di capire cosa può fare un piccolo risparmiatore per evitare di perdere i propri soldi. Come premessa a questo articolo consigliamo, anche, di leggere un articolo di qualche settimana fa dove ci siamo posti la domanda: Unicredit può fallire?

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Il ponte sullo stretto: ma quanto ci costa?

In un periodo di crisi in cui vengono chiesti pesantissimi sacrifici ai cittadini attraverso un aumento di tasse epocale (basti pensare all’aumento dei carburanti di 2 mesi fa del 10% circa a cui ne seguirà un’altro tra pochi giorni, l’introduzione dell’imu sulla prima casa, ecc.) è lecito ripensare alle priorità del paese scartando i progetti come il Ponte sullo stretto di Messina, che costano molto e la cui utilità e in forse. Invece il discorso torna più in voga che mai in quanto si è in attesa della decisione del Cipe che, se non rigetterà il progetto finale, ci costringerà a pagare una penale pesantissima se il ponte non si farà. Insomma la situazione per le casse dello stato è più pesante che mai: se il ponte sullo stretto si farà dovremo sopportare il costo altissimo della sua realizzazione, se non si farà dovremmo pagare le penali altissime accordate dal governo Berlusconi alle società individuate per la realizzazione dell’opera.

Insomma una strada che sembra essere senza uscita e che scatena un putiferio tra i detrattori dell’opera che chiedono al governo Monti di trovare una soluzione dopo i tanti sacrifici chiesti agli italiani. D’altronde il costo del ponte sullo stretto è stimato intorno agli 8,5 miliardi di euro, un costo altissimo che renderebbe inutile i sacrifici chiesti agli italiani in fatto di pensioni.

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