Spesa di Pasqua più cara: aumenti fino al 22%

I consumatori italiani si dovranno rassegnare ad una Pasqua all’insegna dei rincari. E’ questo quello che emerge dalle ultime analisi delle associazioni di categoria sull’andamento dei prezzi dei prodotti tipici di questo periodo dell’anno. Fare la spesa a Pasqua può costare fino al 22% in più rispetto allo scorso anno. In particolare gli aumenti riguardano i generi alimentari più caratteristici di questo periodo come le uova di cioccolata, la pizza pasquale, i carciofi e, ovviamente, le colombe. Secondo una stima di Help Consumatori il tipico pranzo pasquale potrà costare circa il 16% in più rispetto al 2011. Una famiglia di 4 persone spenderà, in media, 170 euro contro i poco più di 150 euro dello scroso anno. Gli aumenti sono da imputare al calo dei consumi e all’aumento del costo dei carburanti che hanno fatto lievitare le spese sostenute dalle aziende per il trasporto delle merci. Il tutto avrà delle forti ripercussioni sulle vendite che già si prospettano tra le più basse degli ultimi anni.

D’altronde questi rincari arrivano in un momento estremamente delicato per le famiglie visto che da questo mese le buste paga saranno più basse per via delle addizionali irpef regionali e comunali. Se a questo aggiungiamo che il prezzo di benzina e gasolio si sta orientando, sempre di più, verso i 2 euro è evidente quale possa essere lo stato d’animo del paese.

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Pasqua più povera per il 71% degli italiani

Con la benzina a 2 euro e la prospettiva di veder decurtati, a partire da Marzo, da un minimo di 50 ad un massimo di 190 euro per via dell’addizionale irpef gli italiani passeranno le vacanze di Pasqua a casa. Secondo una prima stima realizzata dall’Adoc, infatti, ben il 71% dei cittadini passerà le vacanze di Pasqua a casa insieme a parenti e amici mentre solo il 29% partirà per un week end fuori porta. E anche tra chi parte le cose non sono poi tutte rose e fiori. Tra i fortunati che potrenno permettersi una vacanza il 56% resterà fuori solo una notte, il 41% farà una gita di una sola giornata e solo il 4% opterà per un soggiorno di almeno 3 notti. Secondo la nota associazione dei consumatori la colpa maggiore sarebbe da imputare al caro benzina che, come abbiamo avuto modo di verificare con la nostra inchiesta, ha fatto lievitare il prezzo del pieno fino al 95% in soli 12 anni.

Secondo l’Adoc fare un pieno oggi costa circa il 18% in più che a Pasqua 2010 con un rincaro medio di circa 14 euro a pieno al punto tale che molti giovani trovano più conveniente prenotare un volo low cost per qualche capitale europea che non prendere l’auto per recarsi a visitare qualche città italiana. Basti pensare che, ancora oggi, compagnie come Ryanair o Easyjet riescono a proporre biglietti aerei a meno di 15 euro a tratta risultando molto più economici della nostra cara vecchia auto.

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Gli italiani riscoprono il trasporto pubblico

Con la benzina che continua a stabilizzarsi sempre più verso i 2 euro gli italiani corrono ai ripari e riscoprono i mezzi pubblici come alternativa alla propria auto. Già nei giorni scorsi avevamo parlato del ritrovato interesse per il bike sharing, la condivisione-noleggio di biciclette nelle aree urbane, strumento che consente di spostarsi all’interno delle città quasi gratis. Tuttavia è di ieri la notizia, pubblicata dal quotidiano La Repubblica, che il settore del trasporto pubblico, ossia metro, bus e tram, ha registrato un vero e proprio boom nei primi mesi dell’anno, un successo dovuto, ovviamente, al caro benzina. Basti pensare che nelle principali città italiane come Roma, Milano, Firenze e Torino gli abbonamenti al trasporto pubblico sono aumentati, mediamente, del 20-30%.

Il primato, tra le grandi città italiane, spetta a Milano che registra un aumento del 33% per quanto riguarda gli abbonamenti mensili e del 20% per quelli annuali. Anche per quanto riguarda Roma i dati sono assolutamente di rilievo con un aumento del 6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Al tempo stesso i consumi di benzina e gasolio sarebbero dell’ordine del 20% rispetto ai primi 2 mesi del 2011.

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Benzina a 2 euro: ecco come difendersi

La benzina raggiunge i 2 euro. Si tratta di un fatto gravissimo perchè il prezzo della verde va a rompere quella che era considerata una soglia psicologica che sembrava invalicabile. Invece in meno di 5 mesi, complici una serie di eventi sfavorevoli per noi consumatori, il prezzo dei carburanti è arrivato alle stelle raggiungendo picchi che sembravano lontanissimi, se non irraggiungibili. Il primo durissimo colpo lo ha dato l’aumento dell’iva deciso in autunno ma il colpo di grazia che ha tolto ogni freno alla corsa dei prezzi di benzina e gasolio è stato il pessimo andamento dell’euro di questi ultimi mesi e le quotazioni in forte crescita del petrolio. Già una settimana fa avevamo affrontato l’argomento pubblicando la tabella dei prezzi dei carburanti degli ultimi 12 anni dove abbiamo riscontrato un aumento dei prezzi prossimo al 90% per la verde e al 100% per il gasolio. Chi si fsse perso l’articolo può leggerlo qui: prezzi carburanti dal 2000 ad oggi.

A questo punto la corsa dei carburanti sembra non avere più nessun freno e i consumatori, per non rischiare di vedersi svuotato il portafoglio dal caro benzina, non possono far altro che agire in 2 modi: consumare meno e fare rifornimento solo nelle pompe che offrono un prezzo conveniente (si fa per dire). Tra queste possono rappresentare un ottimo compromesso le pompe di benzina della grande distribuzione dove, generalmente, si riescono a risparmiare una media di 4-5 centesimi al litro.

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Aumentano i gruppi di acquisto e gli orti in balcone

La crisi economica sta letteralmente stravolgendo le abitudini degli italiani che, sempre più spesso, ricorrono ai gruppi di acquisto (i cosidetti GAS, gruppi di acquisto solidale) per saltare la grande distribuzione e acquistare direttamente dai produttori saltando i vari intermediari  risparmiando notevolmente sul prezzo di acquisto. I prodotti su cui è possibile ottenere i maggiori vantaggi sono quelli ortofrutticoli dove, grazie ai gruppi di acquisto, è possibile acquistare prodotti più freschi ad un costo nettamente più basso di quello a cui si possono trovare nel supermercato. Tuttavia i gas non sono l’unico strumento che gli italiani stanno imparando ad usare per risparmiare sulla spesa quotidiana: aumentano, infatti, anche gli acquisti sul web e il numero di persone che decidono di improvvisare piccoli orti sul terrazzo o nel giardino di casa.

In assoluto la tendenza che si registra è quella di una riscoperta dei veri valori della tavola, valori che hanno reso grande la cucina italiana nel mondo. Così, per via della crisi economica, le famiglie cominciano a riscoprire il piacere di coltivare da se gli ortaggi o di acquistare frutta, carne e pane direttamente dai produttori selezionandoli tra quelli che, nella propria zona, offrono il miglior rapporto qualità prezzo.

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Italia: bene l’asta dei Bot, male l’inflazione

Giornata dai risultati contrastati, quella di ieri, per il nostro paese. Da un lato l’ottimo risultato per l’andamento dell’asta dei titoli di stato che ha permesso al Tesoro di collocare sul mercato ben 12 miliardi di euro ad un tasso di interesse sensibilmente più basso rispetto a quello dell’asta precedente. Dall’altro, invece, male il dato sull’inflazione che continua a salire arrivando a superare la soglia del 3%, specialmente per colpa degli aumenti dei carburanti che si ripercuotono anche sul costo dei generi alimentari. Una brutta notizia per le famiglie italiane, visto che si stima che fare la spesa sia più caro del 4,5 rispetto ad un anno fa. Insomma, volendo tirare le somme della giornata di ieri, è possibile dire che va bene la finanza ma va altrettanto male l’economia reale.

Mai come negli ultimi anni questi 2 mondi sembrano essere distanti l’uno dall’altro. Una forzatura estremamente pericolosa visto che la finanza non dovrebbe essere altro che l’esposizione dell’economia reale. Eppure così non è o, almeno, così non è da qualche anno a questa parte per via della crescente speculazione che sembra regnare nei mercati finanziari.

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