- Marca da bollo da 2 euro: chi la deve applicare?
- Marca da bollo da 2 euro: quando e come va applicata
- Marca da bollo su fatture e ricevute con IVA: come regolarsi?
- Marca da bollo sulle quietanze di lavoratori dipendenti
- Marca da bollo da 1.81 a 2 euro, ma perchè?
Prima erano da 1.81 euro mentre ora da 2 euro, ma indipendentemente dall’importo il funzionamento delle marche da bollo è sostanzialmente rimasto lo stesso da diversi anni a questa parte. La regola generale consiste però in un assunto di fondo: la marca da bollo da 2 euro va applicata sulle fatture e sulle ricevute fiscali aventi un importo superiore a 77.47 euro; ma vediamo nel dettaglio come e quando questo adempimento va assolto.
Marca da bollo da 2 euro: chi la deve applicare?
La marca da bollo sulle fatture e sulle ricevute fiscali va apposta da parte del soggetto che emette il documento, e deve farlo una volta che il documento stesso viene spedito e consegnato al destinatario.
Sulla carta dunque, l’obbligo di applicare la marca da bollo spetta al soggetto che emette la fattura o la ricevuta fiscale, ma è chiaro che alla fine dei fatti la responsabilità del pagamento finale gravi sul soggetto destinatario: tanto per capirci, il dentista che emette fattura è solito aggiungere nel conto finale a carico del cliente anche i 2 euro pagati per l’imposta di bollo. D’altra parte è responsabilità anche di chi riceve il documento assicurarsi che l’imposta sia stata assolta, in quanto la legge stabilisce che l’eventuale sanzione si riverberi su «tutte le parti che sottoscrivono, ricevono, accettano o negoziano atti, documenti o registri non in regola con l’imposta di bollo».
Marca da bollo da 2 euro: quando e come va applicata
La marca da bollo da 2 euro deve perciò essere apposta sulle fatture e sulle ricevute fiscali emesse dal soggetto che effettua la prestazione. La procedura corretta prevede che in primo luogo venga applicata la marca da bollo da 2 euro sul documento originale da consegnare al cliente, che in secondo luogo si faccia una copia da conservare per la propria contabilità, e che in terza fase si conservi e registri in contabilità la ricevuta di acquisto dei valori bollati a cui fanno riferimento le marche da bollo applicate.
In teoria la normativa prevede che il documento originale venga consegnato al cliente, ma con l’avvicendarsi delle fatture digitali (non elettroniche, che sono tutta un’altra cosa), la stessa Agenzia delle Entrate ha chiarito che le parti possano ribaltarsi: il soggetto emittente conserva l’originale con la marca da bollo, mentre al destinatario viene fatta ricevere la copia in cui compare una dicitura del tipo “Imposta di bollo assolta sull’originale: IDXXX” (al posto delle X vanno chiaramente riportati i numeri presenti nella marca da bollo originale).
Marca da bollo su fatture e ricevute con IVA: come regolarsi?
Questo è un punto essenziale di tutto il discorso, poiché la marca da bollo da 2 euro non va applicata quando la fattura o la ricevuta fiscale è soggetta ad IVA o pur non essendola riporta comunque un importo complessivo inferiore a 77.47 euro. Per deduzione logica ciò vuol dire che una fattura soggetta ad IVA, ma che ha almeno una parte di importo di 77.47 euro esente da IVA, risulta soggetta alla marca da bollo da 2 euro.
Marca da bollo sulle quietanze di lavoratori dipendenti
In ultimo, ma non per questo meno importante, è bene sapere che la marca da bollo da 2 euro non deve mai essere applicata su quietanze che riguardano stipendi, paghe, assegni, pensioni, premi, indennità e competenze di qualunque specie che si riferiscono a rapporti di lavoro subordinati.
Marca da bollo da 1.81 a 2 euro, ma perchè?
L’aumento del valore delle marche da bollo che sale dai vecchi 1.81 euro agli attuali 2 euro, e contestualmente delle imposte fisse di bollo che salgono a quota 16 euro, è stato deciso per recuperare 1.2 miliardi di euro da destinare alla ricostruzione in Abruzzo a seguito del sisma che lo ha colpito qualche anno fa.
La riparazione degli immobili danneggiati e la costruzione di nuovi è l’obiettivo che ci si prefigge di raggiungere con questo stanziamento: lo Stato assicura 197 milioni di euro annui da far recapitare alle zone abruzzesi rimaste vittima del terremoto del 6 aprile 2009. Questo stanziamento annuo è cominciato ad entrare in vigore dal 2014 scorso e sarà reso valido fino al 2019. Parte della ricostruzione abbruzzese, in sostanza, viene finanziata da tutti coloro i quali si servono delle marche e delle imposte di bollo.
Ma questo significa che dal 2019 tutto tornerà come prima e il valore di tali marche si abbasserà nuovamente a quota 1.81 euro? Niente affatto: se nella teoria dovrebbe essere così, nella pratica questo aumento si rivelerà come uno degli innumerevoli aumenti di tasse varati per far fronte a situazioni emergenziali ma poi divenuti strutturali nel tempo. Il caso delle accise sulla benzina è a dir poco eclatante sotto questo aspetto!