Il mutuo rappresenta oggi, per molti italiani, l’unica soluzione per affrontare l’acquisto di un immobile. Specialmente in un contesto così difficile per l’economia del nostro paese (ma non solo) le famiglie italiane sono sempre più incerte su quale tipologia di finanziamento scegliere per acquistare la propria casa. Il dilemma, ovviamente, è tra i mutui a tasso fisso e quelli a tasso variabile. Se a questi ci aggiungiamo anche i variabili con cap (ossia con il tasso variabile ma con un limite massimo entro cui la rata non può aumentare) e quelli a tasso misto ecco che il dilemma si fa ancora più pesante.
Chi non ne possiede uno di sua proprietà preferisce pagare la rata del mutuo piuttosto che un affitto poiché la casa diventerà di sua proprietà e il sacrificio affrontato non sarà stato vano.
Quando ci si presenta in banca per richiedere un mutuo la scelta principale è quella del tasso, meglio orientarsi su un tasso fisso oppure su un tasso variabile?
Non tutti hanno le stesse conoscenze in materia quindi sarebbe compito dell’operatore spiegare vantaggi e svantaggi di ciascuno.
Si tratta di una questione molto personale, anche perché oggi, grazie alla portabilità del mutuo, è facilmente fattibile lo spostamento di banca per il proprio mutuo e quindi rimanere, se si è convinti, sulla medesima scelta del tasso, ma magari a condizioni più vantaggiose.
Il tasso fisso offre l’opportunità di non vedere un’altalenata dell’importo della rata, quella che è fissata in sede di contratto resterà per tutta la sua durata.
Il tasso variabile, come la stessa parola suggerisce, è un tasso che varia facendo riferimento a determinati indici, che in base alla diversa situazione economica possono subire dei rialzi o dei ribassi. In quest’ultimo caso la rata ha un importo oscillante con riferimento a questi parametri.
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