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Tassi fermi, la Bce conferma la propria politica

bceLa Banca Centrale Europea, nella riunione tenutasi oggi a Francoforte, ha confermato l’attuale livello dei tassi di interesse di riferimento, al minimo storico. Ma se la decisione di lasciare il costo del denaro invariato era nell’aria (ampiamente), il banco di prova era non monetario, bensì politico: comprendere come Mario Draghi sarebbe riuscito a governare un comitato che appare semper più diviso, e nel quale il principale oppositore, Jens Weidmann, sembra aver una voce in capitolo ben più ampia di quelle che sarebbero le valutazioni superficiali.

Da Weidmann – e non solo lui – negli ultimi giorni erano provenute nuove bordate al timone di Mario Draghi, accusato di eccessivo immobilismo, e “reo” di aver posto le basi ad un pur enorme distacco che separa il trend assunto dagli Stati Uniti (dove la ripresa economica è iniziata da tempo, e si sta facendo di proporzioni sempre più rilevanti) e l’Unione Europea e l’Eurozona (sempre più in crisi). Non solo: a Mario Draghi si para oggi un nuovo esempio lampante, quella Bank of Japan che con una mossa a sorpresa ha annunciato nuovi stimoli che sembrano aver prodotto i risultati sperati – almeno nel mercato azionario.

Di qui, il bivio: proseguire per la propria linea, forse in maniera troppo ostinata, o cedere alle richieste di coloro i quali vorrebbero una rottura decisa degli indugi, e l’abbraccio di una strategia di quantitative easing (cioè l’acquisto di bond direttamente sul mercato)? Per il momento, Mario Draghi sembra andare dritto per la sua strada, sebbene lo scenario sia in sufficiente evoluzione e non vi siano, pertanto, sufficienti rassicurazioni sul da farsi.

Per quanto attiene i mercati valutari, l’euro cerca di recuperare timidamente nei confronti del dollaro, dopo aver toccato i minimi da oltre due anni a questa parte. Lo spread BtpBund si aggira intorno ai 155 punti base, mentre il rendimento del Btp decennale ruota intorno ai 2,4 punti percentuali. Per quanto concerne infine i dati macro, in Germania salgono meno delle attese gli ordini di fabbrica tedeschi nel corso del mese di settembre, mentre in Gran Bretagna la produzione industriale sale dello 0,6% su base mensile e dell’1,5% su base annua.

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