Euro si, euro no. Torna in voga il dibattitto dopo la pubblicazione dell’ultimo bollettino pubblicato sulla fiducia dei cittadini UE circa la moneta unica (il cosidetto Eurobarometro). Il risultato, seppur (volutamente) passato senza particolare clamore, ha dell’incredibile. Mai la fiducia dei cittadini è stata così bassa nei confronti della moneta unica. Un risultato che conferma il trend in atto dal 2007 quando si tocco il punto di massima credibilità dell’euro. Da quel momento in poi le persone hanno perso, gradualmente, fiducia nei confronti della moneta unica anche se, a onor del vero, vi è una forte differenza di opinione a seconda della nazionalità. La tabella qui sotto riassume meglio di tante parole l’attuale situazione.
Il calo maggiore dei sostenitori dell’Euro si è registrato in Spagna, Olanda, Polonia e Francia mentre in Italia, al contrario di quanto si possa immaginare, gli euro favorevoli sono addirittura aumentati. Ci tengo a sottolineare che questi dati sono a campione quindi vanno giudicati affidabili alla stregue di un comunissimo sondaggio.
Tuttavia forniscono un’indicazione di massima e già questo la dice lunga. Come dicevamo in Italia i favorevoli alla moneta unica sono in aumento nonostante ben 9 italiani su 10 siano seriamente preoccupati per l’andamento dell’economia.
Un’economia che, stando allo studio del sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro, dovrebbe bruciare altri 250 mila posti di lavoro da qui alla fine del 2013 portando la disoccupazione su valori ancor più alti degli attuali. Insomma un vero disastro se pensiamo che la seconda metà del 2013 veniva annunciata come il periodo della ripresa.
Non a caso proprio il lavoro viene indicato dagli intervistati come il principale problema, la principale fonte di preoccupazione per i mesi a venire in Italia molto più che nel resto d’Europa. D’altronde non ci aiuta nemmeno l’attuale situazione politica con un governo raffazzonato frutto di una collaborazione forzata tra destra e sinistra che sta portando il paese ad una mezza paralisi.
Qualche dubbio sulla bontà (da un punto di vista economico) del 2013 per l’Eurozona lo aveva sollevato lo scorso anno proprio l’FMI (il Fondo monetario internazionale) che aveva lanciato qualche piccolo allarme.
Cosa ci aspetti in questa seconda parte dell’anno non ci è dato saperlo. Quello che è certo è che non si potrà “tirare a campare” ancora a lungo. Il paese è alla frutta e ha bisogno di scelte importanti e coraggiose, di una classe politica adeguata al contesto che metta da parte i propri loschi interessi.
Ma al momento, aimè non vedo luce in fondo al tunnel.