L’Italia, da sempre, è sinonimo di turismo, un settore che ha un enorme impatto sulla nostra economia visto che rappresenta circa il 12% del Pil. E proprio dal turismo potrebbe cominciare il rilancio del nostro paese visto che i margini di miglioramento sono tutt’altro che indifferenti. Basti pensare ai tantissimi siti di rilevanza storica, artistica o archeologica che, se riqualificati, potrebbero attrarre migliaia di visitatori in più. Inoltre ci si potrebbe avvantagiare dell’attuale debolezza dell’euro che rende le vacanze in Europa decisamente più convenienti di quanto non fossero solo alcuni mesi fa. Ovviamente il condizionale è d’obbligo perchè al momento lo Stato fondi da investire non ne ha e i privati, non riuscendo ad accedere al credito per via delle difficoltà del nostro sistema bancario, difficilmente riescono ad esporsi. Insomma si deve lavorare con quello che si ha senza dimenticarsi che l’Italia è uno dei paesi più ricchi del mondo dal punto di vista storico, artistico e paesagistico.
Una ricchezza unica al mondo di cui, fino ad ora, abbiamo sfruttato solo una piccola parte ma che potrebbe rilanciare in maniera significativa la nostra economia. Cerchiamo di capire, quindi, qual è lo stato di salute del turismo nel nostro paese e cosa si potrebbe fare per valorizzare il nostro patrimonio senza dover investire capitali ingenti.
Secondo i dati UNWTO (World Tourism Barometer diffusi a Marzo 2012) l’Italia si posiziona al quinto posto al mondo nella classifica dei paesi con il più alto numero di turisti dietro a Francia, Usa, Cina e Spagna.
Senza nulla togliere alle bellezze degli altri paesi dubiatiamo che possano competere in termini di quantità e qualità con le bellezze del nostro paese. Inoltre, analizzando i dati relativi agli arrivi di turisti stranieri dal 2006 al 2010 si evince che la crescita è stata davvero minima passando da circa 41.193.000 a 43.794.000 con un aumento inferiore al 10%.
Insomma pur considerando l’impatto della crisi economica il turismo in Italia cresce a ritmi troppi lenti tanto che dal 2004 è scivolata al quinto posto nella classifica dei paesi più visitati (prima era al quarto posto davanti alla Cina).
Il perchè di questo calo è presto detto: si investe poco e male nelle strutture che, spesso, risultano essere obsolete rispetto a quelle di molti altri paesi. Basti pensare ai collegamenti nelle grandi città d’arte come Firenze o Roma dove il trasporto pubblico a disposizione dei turisti è ridicolo rispetto a quanto offerto da molte altre mete internazionali come Madrid, Barcellona, Londra o Parigi.
Inoltre c’è da aggiungere che le strutture turistiche (hotel, b&b, agriturismi, ecc.) risultano essere, spesso, decisamente più care di quanto non siano quelle di pari livello in altre località europee.
Cosa fare per rilanciare il turismo in Italia?
Per prima cosa è fondamentale la riqualificazione dei siti turistici ad alto potenziale (spesso situati nel sud del paese) che ad oggi non sono stati valorizzati. Ciò potrebbe essere fatto a costo zero per lo stato dando in gestione ai privati i siti in questione a fronte della realizzazione dei lavori di ammodernamento necessari.
Migliorare l’offerta di servizi riservata ai turisti nelle grandi città d’arte così come sarebbe possibile incentivare le aziende del settore a puntare su una clientela “alternativa”, ossia quella proveniente dai paesi emergenti dove la ricchezza pro capite è in forte aumento.
Un altro aspetto da tenere in alta considerazione è lo sviluppo del settore del turismo enogastronomico, un settore ancora in forte crescita, attraverso la realizzazione di percorsi guidati alla scoperta delle migliori aziende attive sul territorio. Tutto ciò potrebbe portare il paese a recuperare, per lo meno, il quarto posto nella classifica dei paesi più visitati del mondo.
Un salto di qualità che potrebbe significare recuperare qualche punto percentuale di pil, un’ottima base di partenza per rilanciare l’economia del paese. Poi, magari, si potrebbe cominciare a puntare più in alto ma a quel punto si dovrebbe investire in maniera importante e questo, al momento, risulta essere incompatibile con le esigenze di bilancio del paese.