I nostri lettori ne sono consapevoli da tempo ma finalmente anche i grandi media italiani hanno cominciato a parlare seriamente del rischio Spagna, un paese sull’orlo del collasso che, ora, mette davvero molta paura. Non a caso la tensione sui titoli di stato iberici è salita alle stelle con uno spread sopra i 500 punti base e un tasso di interesse, sui decennali, che ha raggiunto un rendimento del 6,5%. I problemi della Spagna non sono certo una novità e ne abbiamo parlato in più occasioni ma quello che mette paura è il sistema bancario che, dopo il caso della nazionalizzazione di Bankia, rischia di collassare. Per il momento, infatti, non c’è stata una vera e propria corsa agli sportelli ma qualora si dovesse verificare il paese avrebbe senz’altro bisogno di aiuti nel giro di pochissimo tempo. La Spagna, infatti, non gode di un’economia in salute ed è fortemente condizionata da una disoccupazione estremamente alta e da un forte calo del settore immobiliare.
Lo spazio di intervento del governo, quindi, sarebbe estremamente limitato tanto che alcuni analisti cominciano già a parlare di un possibile piano di aiuti al paese al vaglio degli organismi europei. Tuttavia se le cifre riportate dal Wall Street Journal fossero esatte (si parla di circa 50-60 miliardi di euro per sopperire alle mancanze del sistema bancario del paese) si metterebbe davvero male per l’eurozona.
Al momento il premier Rajoy ha escluso qualsiasi forma di aiuto da parte dell’Europa sostenendo che non ci sarà nessun piano di salvataggio per le banche spagnole. Tuttavia sappiamo bene come funzionano queste cose: una smentita non vuol dire che i fondi non siano necessari a breve.
Intanto, oggi, Bankia (il terzo gruppo bancario del paese) ha perso oltre il 25% in borsa arrivando a quotare su nuovi minimi anche se molti analisti (tra cui quelli di Nomura e JP Morgan) stimano che il valore delle azioni della banca spagnola possano scendere fino a 0,20 o a 0,30 euro. Insomma la situazione è tutt’altro che sotto controllo.
Tuttavia non è nella nostra linea editoriale fare degli allarmismi quindi oltre alle banche c’è dell’altro: le regioni. I governi regionali, infatti, devono rifinanziare ben 30 miliardi di euro (se sommati a quelli che sarebbero necessari per le banche già siamo arrivati a 90 miliardi circa… e le stime sono sempre in difetto) ma non riescono ad ottenere credito sui mercati finanziari.
Come al solito il raffronto con la Germania appare imbarazzante. Basta guardare il grafico qui sotto per rendersi conto del trend negativo sui titoli di stato spagnoli segno che la crisi nel paese sta degenerando molto rapidamente.
Ovviamente non è tutto merito della Germania, anzi, come ben sappiamo i tedeschi sono gli unici ad aver beneficiato da questa profonda crisi dell’eurozona e da questo inasprimento dell’austerità.
Continua a leggere:
- il punto sulla situazione della crisi in Europa: un’analisi della situazione economica europea per capire quali possano essere gli scenari possibili per i prossimi mesi;
- ecco chi ci guadagna con la crisi: analizzando i dati diffusi dagli organismi internazionali è possibile capire che qualcuno sta guadagnando (e molto) dalla crisi in Europa;