Ancora brutte notizie in ambito di donne e lavoro: secondo lo studio dell’Istat denominato “La conciliazione tra lavoro e famiglia” ben il 37% delle lavoratrici che diventano mamme lasciano il proprio impiego. Un dato molto pesante che testimonia quanto sia ancora molto difficile conciliare lavoro e famiglia in un paese come il nostro. Eppure lo stesso Monti, nel suo discorso di presentazione alle camere, aveva espressamente dichiarato che l’occupazione femminile sarebbe dovuta crescere per favorire la ripresa economica. Eppure la situazione appare quanto mai critica e figlia di una tradizione culturale che vede, ancora oggi, la donna come unico soggetto in famiglia a doversi occupare della casa e dei figli.
Stando ai dati rilasciati dall’Istat sarebbero ben 702 mila (ossia il 37,5%) le madri che hanno dichiarato di aver sospeso per almeno un mese la propria attività lavorativa dopo la nascita di un figlio. Dato che si ridimensiona in maniera esponenziale tra i padri visto che solo il 6,9% dei lavoratori uomini dichiara di aver utilizzato il congedo parentale.
Il sud, ancora una volta, si dimostra in forte controtendenza rispetto al nord: nelle regioni meridionali sono occupate solo il 35% delle donne mentre al nord ben il 69%. La soluzione migliore, quella che consente alle donne il miglior compromesso tra lavoro e tempo da dedicare alla propria famiglia è il part time. Ben il 69,2% delle donne che lavorano part time dichiarano di non voler modificare il proprio orario di lavoro contro il 57% di chi ha un impiego full time.
Nel complesso siamo di fronte all’ennesimo rapporto che traccia un bilancio della società italiana non certo positivo. Il nostro è, per molti versi, un paese ancora molto arretrato che non consente alle donne con figli di gestire in maniera flessibile il proprio orario di lavoro, così come la sede. In molti impieghi, infatti, sarebbe possibile utilizzare gli strumenti del telelavoro, strumenti che grazie ad internet sono oggi alla portata anche delle piccole aziende.
La misura introdotta dal governo che prevede incentivi per chi assume donne e giovani non sembra essere adeguata a risolvere i veri problemi strutturali del mondo del lavoro nel nostro paese. Un mondo dove ancora oggi molte donne che decidono di “metter su famiglia” vengono discriminate o penalizzate.
Eppure proprio il lavoro femminile è quello che potrebbe contribuire in maniera determinante a favorire una maggiore crescita economica delle famiglie specialmente in un periodo difficile come quello che stiamo attraversando. Per il 2012 non resta che sperare in nuove misure da parte del governo che diano maggiore stimolo all’occupazione femminile e, sopratutto, maggiore flessibilità alla lavoratrici con figli.