In un’intervista al Wall Street Journal il presidente del Fondo Monetario Internazionale, la signora Lagarde, ha detto la sua su come e chi deve salvare l’Europa. Secondo Lagarde tutti i paesi del mondo devono fare la propria parte per aiutare il vecchio continente a risolvere la crisi del debito per evitare un contagio dell’economia globale con effetti simili a quelli della grande depressione degli anni 30. La vera soluzione per i paesi europei, sempre secondo Lagarde, sarebbe quella di non nascondersi dietre false verità, accettare la situazione e provare a risolverla tutti insieme.
Il presidente del Fondo Monetario Internazionale ha anche ammonito i mercati finanziari chiedendo loro di dare il tempo ai singoli paesi di poter applicare le manovre di emergenza studiate per l’occasione. Come ha sottolineato Lagarde in una democrazia i provvedimenti non vengono approvati dal giorno alla notte ma occorre che abbiano il proprio iter parlamentare.
Proprio la scorsa settimana l’Europa si era espressa favorevole ad incrementare i propri fondi presso l’FMI di 200 miliardi così da aumentare la disponibilità del fondo monetario per poter aiutare eventuali paesi europei in crisi.
Molti, però, si sono detti contrari: paesi come l’Inghilterra e gli Stati Uniti si sono detti contrari a ulteriori prestiti all’FMI in quanto, secondo Obama, il fondo monetario avrebbe sufficienti risorse per aiutare eventuali paesi in difficoltà.
Insomma secondo Lagarde quello che serve per uscire dalla crisi è prendere consapevolezza dei propri errori passati e dei limiti della propria economia, studiare delle manovre efficaci e approvarle velocemente senza divisioni interne. Solo stando uniti i paesi dell’area euro avranno la possibilità di allontanare con successo la crisi finanziaria ed evitare il rischio di eventuali default finanziari.
Ma l’interesse del presidente del fondo monetario va oltre il buonismo: un eventuale diffusione della crisi europea fuori dai confini del vecchio continente porterebbe conseguenze incalcolabili e imprevedibili per le maggiori economie del mondo. Un rischio che nessuno è pronto ad affrontare.