La notizia che era nell’aria ormai da giorni è finalmente arrivata: Berlusconi non ha più la maggioranza e si dimetterà subito dopo l’approvazione della legge di stabilità. I primi risvolti di questa clamorosa notizia arrivano immediatamente e Wall Street, che era stata nervosa per tutto il giorno, reagisce bene chiudendo con il segno più (Down Jones +0.8%, Nasdaq 1,2%).
Ora c’è da vedere quali saranno le reazioni dei mercati perchè la giornata di ieri è stata caratterizzata da una serie di record fatti registrare dal differenziale tra i BTP e i Bund tedeschi che, per pochissimo, non hanno superato quota 500.
Come abbiamo ripetuto più volte da queste pagine questo valore è molto importante perchè rappresenta i maggiori interessi che il nostro paese dovrà pagare per rifinanziare il debito. Tant’è che proprio ieri dall’Europa arrivata l’avvertimento che molto probabilmente servirà una nuova manovra, ossia nuovi sacrifici da parte degli italiani.
Anche perchè la crisi i rendimenti dei nostri titoli di stato sono saliti fin quasi al 7%, livello a cui Portogallo, Irlanda e Grecia hanno dovuto chiedere gli aiuti alla comunità europea.
Ma Wall Street non è stata l’unica piazza internazionale ha risentire positivamente dell’annuncio delle dimissioni del nostro premier; anche i mercati asiatici che facevano registrare listini in negativo da 2 giorni sono tornati con il segno più. Questo dimostra come ci fosse la paura per un possibile fallimento di un’economia grande come quella italiana, paura che ora sembra essere sostituita dalla speranza che si dia vita ad un veloce processo per far ripartire la crescita.
Un avvertimento, l’ennessimo, ieri è arrivato anche dalla presidente di Confindustria preoccupata per lo spread così alto che, inevitabilmente, costerà alle imprese l’impossibilità di accedere al credito a costi sostenibili: con lo spread così alto, dice la Marcegaglia, le banche non riusciranno a finanziarsi e i pochi soldi che avranno di liquidità li presteranno a interessi altissimi.
La vicenda di Berlusconi è stata seguita con attenzione da stampa e televisioni di tutto il mondo perchè è ritenuta, da molti economisti, come la vera chiave di svolta per rilanciare l’economia del nostro paese.
Ovviamente la situazione non è così semplice. C’è bisogno di un’alternativa politica forte che ridia credito al nostro paese e vari un pacchetto di misure aggiuntive che da un lato diano un ulteriore taglio ai costi inutili per fronteggiare le maggiori spese derivate dall’aumento dei tassi dei nostri titoli di stato, dall’altro che ridia slancio ad un’economia che nel solo 2011 ha visto fallire quasi 9000 imprese.
Una situazione davvero drammatica che necessita di essere affrontata con la massima urgenza. La classe politica tutta, governo e opposizioni, hanno l’obbligo legale e morale di tirare fuori il paese da una situazione in cui loro stessi hanno contribuito fortemente a metterlo.
Perchè se è pur vero che la crisi finanziaria è mondiale è altrettanto vero che noi l’abbiamo sottovalutata, intervenendo tardi e male per correggere il tiro della nostra economia che già di per se aveva diversi punti oscuri.