Giornata tesissima quella di ieri che ha visto Piazza Affari perdere oltre il 2% e lo spread tra BTP e Bund tedeschi risalire pericolosamente su livelli altissimi (portandosi nuovamente sopra i 450 punti percentuali). Ma ieri è stata anche la giornata del commissariamento dell’Italia da parte dell’FMI, commissariamento che sembrerebbe essere stato chiesto dallo stesso governo.
Da ora in poi il nostro paese sarà osservato con estrema attenzione sia dall’Unione europea che dal Fondo Monetario Internazionale che verificheranno il rispetto degli impegni presi in materia di pensioni, lavoro e crescita economica.
Ovviamente sono stati contrastanti i giudizi, divisi tra chi sostiene che si tratti di uno smacco per il nostro paese che resta sempre uno dei big dell’economia mondiale e chi, invece, sostiene si tratti di una sorta di garanzia di affidabilità. Secondo Berlusconi, infatti, la richiesta di monitoraggio all’FMI equivale ad una certificazione di bilancio per una società privata. Con le verifiche dell’FMI il bilancio italiano e gli effetti delle nuove manovre che verranno introdotte saranno certificati dai tecnici del Fondo Monetario.
Stà di fatto, però, che il nostro paese è commissariato e che ormai viene considerato come il primo obiettivo della speculazione. Una situazione estremamente pesante che ci espone a rischi importanti come ha più volte ripetuto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Dall’estero, comunque, arrivano pareri positivi dalla richiesta italiana di monitoraggio dell’FMI: Sarkozy dichiara di apprezzare la scelta del governo italiano e il Presidente Obama si dice certo della forza del nostro paese che riuscirà ad uscire da questa situazione complessa.
Ora bisognerà vedere se questa mossa ci permetterà di recuperare credibilità sui mercati con la speranza che le “attenzioni” degli speculatori si spostino altrove lasciando respirare sia i titoli di stato, sempre più sotto pressione, sia Piazza Affari che continua a bruciare miliardi di capitalizzazione.
Però bisogna far presto e fare bene, 2 aspetti che non sempre sono stati alla base della nostra politica economica.