Ultimamente i mercati finanziari sono stati scossi dalle crisi del debito sovrano che hanno investito l’Europa; molti trader ne hanno tratto vantaffio attraverso il trading online con CFD. I bond governativi, ovvero i titoli di Stato, sono stati recentemente nel mirino dei media a causa delle difficoltà incontrate dall’eurozona nel risanamento del debito pubblico. Prima la Grecia e poi l’Iralnda, chi sarà il prossimo? Ma cosa sono in realtà i titoli governativi e perchè risultano così importanti per l’economia di un Paese?
I bond governativi sono uno dei metodi principali attraverso cui un governo reperisce liquidità. Esso infatti riceve in prestito del denaro da un finanziatore, che può essere sia una banca che un investitore individuale, grazie alla vendita di obbligazioni chiamate appunto titoli di Stato. L’emittente, che in questo caso è il governo, s’impegna a rimborsare il prestito entro una certa data e mediante il pagamento di cedole relative agli interessi durante la vita del titolo.
Gli investitori considerano i titoli di stato come un valido investimento di lungo termine, specialmente in periodi in cui i tassi d’interesse sono bassi poichè al sottoscrittore del prestito viene garantito un tasso d’interesse fisso e la restituzione della spesa iniziale alla fine di un periodo prestabilito. Un altro vantaggio dei bond governativi è la possibilità di venderli e trarne profitto sui mercati finanziari.
Ci sono tuttavia dei rischi. Se per esempio i tassi d’interesse salgono improvvisamente, il valore di un titolo di Stato il cui tasso d’intersse è fissato ad un livello inferiore andrà immediatamente al ribasso sui mercati finanziari. Inoltre se il beneficiario del prestito, che in questo caso è rappresentato dal governo, va incontro a difficoltà finanziarie tali da determinare dubbi sullla possibilità che essso sia in grado di ripagare il proprio debito, allora il valore dei bond potrebbe andare al ribasso nei listini di mercato.
Se l’investitore acquista un titolo di Stato del valore di 200€ con una rendita fissa del 5% e il valore di mercato del bond scende a 100€, l’interesse corrisposto periodicamente (detto cedola) rimarrà al 5% ma la rendita aumenterà al 10%.
Ogni qualvolta un governo vuole raccogliere nuovo capitale attraverso l’emissione di nuovi titoli di Stato deve attenersi al tasso d’interesse indicato dall’attuale presenza di bond sul mercato. É perciò il prezzo di mercato a determinare il costo al quale il governo può ricevere denaro in prestito.
Ed è per quesro motivo che i prezzi dei titoli governativi sono importanti per l’economia di un Paese.
Prendiamo in considerazione un esempio recente che dimostri questo meccanismo. Dopo l’accettazione da parte del governo irlandese del piano di aiuti dell’UE da 85 miliardi di euro in data 29 novembre 2010 il costo di prestito per una durata di 10 anni era dell’11.9% per il governo greco, 7% per il Portogallo, 5.2% per la Spagna e 4.6% per l’Italia. Tutti questi numeri sono in netto contrasto con la Germania, paese compagno nell’eurozona, il cui costo di prestito sui 10 anni era subito sotto il 2.7%.
Questi sono i dati che hanno portato la fiducia degli investitori a rimanere piuttosto bassa nei calcoli post accordo di salvataggio dell’Irlanda. Potrebbe quindi una nuova crisi del debito sovrano determinare la fine dell’eurozona? Oppure portare ad un’unione fiscale totale?
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