La crescita dell’Eurozona è ad un punto morto. Il suo rallentamento è diretta conseguenza della diminuzione inaspettata dell’economia francese ed italiana, che ha portato la BCE al dilemma sull’opportunità stimolare maggiormente l’economia quest’anno. Questo calo della seconda e terza economia più grande della zona euro ha portato la crescita ad un misero 0,1% nel quarto trimestre 2019. E’ la percentuale più bassa degli ultimi sei anni.
Molti economisti sono convinti che la Banca Centrale Europea allenterà la politica monetaria, nonostante si sia verificato un aumento dell’inflazione causato dall’aumento dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari.
Tutto questo riporta l’incubo della recessione. I prezzi al consumo dell’Eurozona sono aumentati dell’1,4% a gennaio (+0,1 rispetto al mese precedente), ma ben al di sotto dell’obiettivo di inflazione della BCE del 2%. A trainare l’inflazione sono stati i prezzi più elevati di cibo, alcol, tabacco e energia. Escludendoli, l’inflazione core è scesa dall’1,3 all’1,1%.
Se nel primo trimestre 2020 le cose non dovessero cambiare, la BCE si vedrebbe costretta ad allentare ulteriormente la politica monetaria. Secondo le previsioni, l’inflazione core nel 2020 sarà dell’1%. L’economia francese si è contratta negli ultimi mesi del 2019 a causa di proteste e scioperi contro la riforma delle pensioni. Questo declino rende il compito di Macron più difficile, il quale mirerebbe a rendere il Paese più dinamico e favorevole agli affari.
Il ministro delle Finanze Bruno Le Maire ha affermato: “La debolezza di tali dati è dovuta alle interruzioni nei porti, nelle ferrovie e nelle distribuzioni del carburante durante gli scioperi e le proteste. Inoltre, c’è stata troppa resilienza nella spesa dei consumatori e negli investimenti da parte delle imprese. Questo temporaneo rallentamento non mette però in discussione i fondamenti solidissimi della crescita francese”.
Peggio è andata l’economia italiana, diminuita dello 0,3% nel quarto trimestre 2019. L’ISTAT ha dichiarato che le società che hanno esaurito i loro inventari sono riuscite a compensare l’aumento delle esportazioni nonostante l’ultimo trimestre ha avuto due giorni in meno rispetto al terzo. Per fortuna della zona euro, dalla Germania arrivano buone notizie, che hanno tranquillizzato non poco la BCE, che ha rivisto i rischi per l’Eurozona con un serafico “meno pronunciati”.
L’unica nota positiva arriva dalla Spagna, che è cresciuta dello 0,5% nel quarto trimestre (+0,4% rispetto al terzo). Nonostante il dato positivo, in generale la crescita dell’economia spagnola è stata del 2%, la percentuale più bassa degli ultimi cinque anni. Nel 2015, dopo la crisi economica che imperversò nel Paese, la crescita arrivò a toccare il 3,8%. Poi, iniziò a diminuire costantemente negli anni successivi, rimanendo però al di sopra della media dell’Eurozona.