Se ad un concorrente venisse posta la domanda: “Quale Paese europeo ha recentemente ottenuto un upgrade del merito creditizio?”, o non risponderebbe oppure lo farebbe in modo errato. Quale è allora la risposta? La Grecia, considerata fino a poco tempo fa la nazione europea più indebitata ed economicamente svantaggiata. Eppure, negli ultimi sei mesi è avvenuta una notevole svolta economica.
La scorsa settimana, Fitch ha portato a BB il rating del debito pubblico di Atene, parlando anche di un maggiore ottimismo sull’economia e sulle finanze del Paese. Naturalmente, il livello rimane di due punti al di sotto di quello d’investimento considerato dalla società, ma gli investitori pensano vedono un prossimo rialzo.
Il rendimento delle obbligazioni greche è sceso al minimo storico dell’1,15%, rispetto all’1,04 di quelle italiane. Inoltre, molti investitori sono convinti che Atene riuscirà a raggiungere nel 2020 l’obiettivo del 2,8% di crescita del PIL. Il mercato azionario ha visto un aumento del 49% nel 2019, mentre la fiducia delle imprese è molto elevata e la disoccupazione è scesa al 16,6%, la più bassa dal 2011 ad oggi.
Kyriakos Mitsotakis, leader del partito conservatore Nuova Democrazia, è stato eletto primo ministro a luglio 2019. Negli ultimi dieci anni, sono falliti alcuni esperimenti governativi, tra cui la tecnocrazia centrista e la sinistra radicale.
Il premier ha dato vita alle riforme dal lato dell’offerta, riducendo l’aliquota fiscale massima sugli utili delle società dal 28 al 24%, mentre ad alcune persone è stata ridotta l’aliquota fiscale dal 22 al 9%. Inoltre, il governo ha tagliato le tasse sulla proprietà. Inoltre, Mitsotakis mira ad introdurre una tassa forfettaria di 100.000 euro per gli stranieri facoltosi che sin trasferiscono nel Paese per investire e vuole rispolverare i piani di privatizzazione.
Questa fase di rapida crescita dell’economia della Grecia pone il Paese in una posizione di vantaggio nel ridurre il debito pubblico, arrivato a sfiorare il 180% del PIL, e di consentire alle banche di uscire dalla morsa dei crediti inesigibili.
Naturalmente, non mancano le minacce che possono far crollare le speranze di definitiva ripresa. Da un lato c’è la politica commerciale globale di Donald Trump, in lotta con l’UE e la Cina, dall’altro l’ormai imminente Brexit. Alla luce di tutto questo, gli elettori greci che hanno dato fiducia a Mitsotakis e al suo partito devono continuare ad essere speranzosi e consentire al governo di continuare col suo programma di riforme.
Ma Atene ha già smentito i dubbiosi keynesiani. Salvataggio dopo salvataggio, e soprattutto dopo quello fallito perché i leader dell’UE hanno dato per scontata la crescita lenta si sono concentrati invece sugli aumenti delle tasse per salvare la fiscalità, le cose sono notevolmente migliorate. Però, anche ora l’UE e il Fondo monetario internazionale pensano che le previsioni di crescita di Mitsotakis siano troppo ottimistiche. Comunque, i greci hanno deciso di dare una speranza alla speranza, e finora sono stati premiati.