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Coronavirus, in che modo l’epidemia in Cina influenzerà l’economia globale?

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Il coronavirus che si sta diffondendo in Cina sta creando non pochi problemi ai governi e le autorità sanitarie mondiali, che stanno disperatamente cercando il modo di arginarlo. Sebbene l’obiettivo principale sia prevenire i decessi e scongiurare il panico di massa, è inevitabile che economisti e investitori stiano esaminando il suo impatto sulla crescita economica e sui mercati finanziari.

Guardando indietro nel tempo, esattamente alla diffusione nel 2003 della SARS, che causò 800 morti e contagiò più di 3.000 persone, i dati economici di quel periodo mostrano un calo temporaneo della crescita del PIL cinese al 9,1% nel secondo trimestre durante il picco della pandemia. La crescita globale perse circa un punto percentuale, che salirono a tre dopo la fine dell’epidemia. I principali impatti negativi erano dovuti alla caduta delle vendite al dettaglio e dei viaggi.

Ma cosa, da allora, è cambiato nella struttura delle economie asiatiche e globali che potrebbe offrire un risultato diverso, positivo o negativo che sia? Un dato evidente, e che potrebbe essere molto indicativo, è la vastità attuale dell’economia cinese. Nel 2003, il PIL globale era al 6%, mentre adesso ha superato il 15%. Cosa significa? Una frase, semplice ma incisiva, può dare la risposta: quando la Cina starnutisce, il mondo interno è a maggiore rischio prendere un raffreddore.

Poi ci sono i social media, che all’epoca non avevano tanta risonanza e diffusione. Il rischio di disinformazione è maggiore, cosa che può provocare panico e incertezza portando le persone a non viaggiare o a spendere di meno. Alla fine, non è la malattia stessa ma la paura di essa ad avere le maggiori ripercussioni sull’economia globale. Un terzo fattore potrebbe fare da scudo: il maggiore livello di preparazione da parte delle autorità rispetto a 17 anni fa, sia in termini di azioni per contenere il virus che nel garantire notizie certe e veritiere.

Attualmente, il bilancio delle vittime in Cina è arrivato a 81. Per fortuna, Pechino ha dato una risposta rapida e molto incisiva dopo lo scoppio della pandemia, mettendo in quarantena 10 città, fermando i servizi di trasporto locale e cancellando i voli per impedire il solito movimento di massa di persone per le festività del Capodanno cinese. Nel 2003, il governo cinese attese quattro mesi prima di informare le altre autorità mondiali della diffusione del virus della SARS.

Nessuno può escludere la possibilità che il coronavirus sia peggiore della SARS e che vi sia un evidente pericolo di diffusione globale. Diffondere il panico, però, può essere ugualmente dannoso. Per ora l’aspettativa è che l’economia globale subisca un colpo momentaneo dal quale si riprenderà presto.

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