Inizierà oggi il World Economic Forum (WEF) di Davos, in Svizzera. A partecipare ci saranno alcuni tra i più importanti uomini d’affari, oltre che i politici di tutto il mondo. Tra gli ospiti, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, l’attivista Greta Thunberg e Dara Khosrowshahi, capo di Uber. Quali argomenti verranno trattati durante il forum? Sicuramente tre non mancheranno di certo.
Con la momentanea tregua “commerciale” tra USA e Cina, sancita da un accordo di “fase uno”, in molti si aspettano che il presidente Trump, di fronte ad un processo di impeachment, aumenti la pressione sull’Unione Europea, rea di aver trattato in modo “ingiusto” gli Stati Uniti.
La guerra commerciale tra i due continenti si è manifestata sotto diverse forme negli ultimi anni: la questione Airbus e Boeing, i dazi su acciaio e alluminio, l’imposta sul carbonio, quella digitale e la volontà dell’Europa nel voler continuare ad utilizzare i dispositivi del colosso cinese Huawei. Come anticipato sopra, la Casa Bianca ritiene che le eccedenze del commercio di beni europei con gli USA siano il classico esempio di “pratica ingiusta”, in particolare le importazioni di automobili.
La scorsa settimana, la Commissione europea ha risposto aspramente, considerando le affermazioni di Trump un “bluff”. Insomma, Davos potrebbe trasformarsi nel palcoscenico di un nuovo tumulto commerciale mondiale.
Altra questione che non mancherà di essere affrontata è l’imminente Brexit. Dopo alcuni tentativi (falliti) di vietare la partecipazione ai ministri della Gran Bretagna, il Cancelliere dello Schacchiere sarà presente (il Primo Ministro no), e porterà con sé un messaggio che dirà: “La Gran Bretagna è tornata”. Dopo tre anni di forte incertezza, adesso c’è una maggioranza forte e pronta ad agire con decisione. In che modo? Al World Economic Forum parteciperanno molte aziende britanniche scettiche sui piani che il Parlamento ha stabilito per allontanarsi dalle normative e dagli standard europei.
Downing Street ha cercato con difficoltà di navigare tra l’Unione europea e gli Stati Uniti sulla questione Iran. Sono però necessarie alcune scelte sui compromessi tra il mantenimento delle attività esistenti forgiate nell’UE e nuovi legami commerciali con gli Stati Uniti. Il governo è sicuro di poter abilmente sfruttare entrambe le cose, oppure potrebbe accadere il contrario, soprattutto se le tensioni commerciale tra USA e UE dovrebbero acuirsi molto.
Terza questione che non mancherà al dibattito è l’economia mondiale, bloccata in una spirale di scarsa crescita. In tanti si aspettano una nuova crisi finanziaria, anche se non al livello di quella del 2008. Le principali banche centrali del mondo hanno adesso un margine di manovra più limitato su i tassi di interesse, soprattutto dopo aver fornito un ulteriore sostegno all’economia nel 2019. I tassi bassi o negativi sono un invito a spendere di più e ad aiutare gli investimenti produttivi. La necessità di stimoli sorge, in parte, a causa dei freni alla crescita causati dall’aumento delle barriere commerciali.
Un’idea che si sta facendo strada attorno ai circoli politici, e quindi anche a Davos, è che le economie più avanzate prepareranno pacchetti di stimolo “contingenti” di spesa pubblica produttiva, nonché investimenti più generali nella riduzione dei cambiamenti climatici. Vincere è possibile, ma è necessaria una cooperazione globale, cosa che attualmente manca.