In passato, l’Italia ha dovuto spesso affrontare problematiche economiche che potevano mettere seriamente a rischio i risparmi dei cittadini. Ciò che si prospetta nel 2019, stando a quanto affermato dalla Banca D’Italia, è qualcosa che potrebbe mettere in ginocchio l’intero paese: la recessione. I segnali di un rallentamento hanno alimentato la speculazione. Per far fronte a questo, sarebbero necessarie ulteriori misure per stimolare la crescita e contenere il deficit.
Vincenzo Boccia, responsabile della divisione imprenditoriale italiana di Confindustria, ha affermato: “Se i dati mostrano il rallentamento economico, così come intravisto nelle nostre imprese ed in base a quanto dichiarato dalla Banca d’Italia, è ovvio che dobbiamo agire. Il governo ha l’obbligo di riconoscere che la manovra finanziaria probabilmente aumenterà il deficit invece di promuovere la crescita”.
La Commissione Europea vede il paese crescere più lentamente nella zona euro sia quest’anno e che nei prossimi anni. Ad oscurare ancora di più tale visione, è intervenuta la Banca d’Italia tagliando le previsioni di crescita per il 2019 e il 2020. La recessione è ad un tiro di schioppo, se non addirittura già iniziata.
Il governo ha criticato tale affermazione, difendendo a spada tratta la Legge di Bilancio e considerando misure come Quota 100 e Reddito di Cittadinanza come promotrici della futura crescita economica. Il vice premier Luigi Di Maio ha affermato che “la Banca d’Italia sbaglia spesso con le sue previsioni. Questo rapporto, stranamente fatto in modo certosino, vuole mettere in dubbio la capacità del governo e la bontà delle misure adottate”.
Stando a quanto contenuto nel bollettino economico rilasciato dalla Banca d’Italia, l’economia italiana crescerà dello 0,6% quest’anno e dello 0,9% nel 2020, in calo rispetto alle proiezioni precedenti che vedevano una crescita dell’1% nel 2019 e dell’1,1% nel 2020.
Il governo si è anche opposto a quanto scritto da alcune testate giornalistiche, secondo le quali l’esecutivo dovrà per forza di cose rivedere la manovra per contrastare il previsto rallentamento economico, il quale potrebbe portare ad un deficit di circa 4 miliardi di euro nei conti pubblici.
Tutto questo si tramuterebbe in una sola cosa: l’impossibilità da parte dell’Italia di rispettare la promessa fatta alla Commissione europea di un mantenimento del deficit al 2,04% del PIL nel 2019. La percentuale era stata concordata dopo un prolungato stallo nelle trattative. Inizialmente, il governo mirava ad un obiettivo più elevato (2,4%), il quale aveva creato panico sia nell’UE che nei mercati finanziari. La conseguenza di questo intento fu l’aumento dello Spread, il quale superò quota 300.
Per stemperare le tensioni, è intervenuto il premier Giuseppe Conte, il quale ha affermato che “è troppo presto per sapere se sarà necessaria una revisione del bilancio, ma siamo comunque consapevoli che la situazione economica generale non è favorevole”.