L’indebolimento economico del comparto euro complica non poco i piani di tagli alle tasse e spese maggiori per il welfare previsti dal contratto di governo Lega-Movimento Cinque Stelle. La crescita dell’economia italiana è stata la più lenta dell’Europa, raggiungendo il suo picco proprio lo scorso anno con l’1,5%.
Nonostante le previsioni positiviste per quest’anno enunciate dal precedente governo Renzi-Gentiloni, l’attuale si trova di fronte una situazione ben diversa: crescita industriale calata dell’1,2%, come quella del PIL stesso. Anche i dati risultanti dalla fiducia mostrata dalle imprese non lasciano dubbi, così come le indagini dei responsabili degli acquisti in quelle manifatturiere e dei servizi; inoltre, l’indicatore ISTAT di riferimento parla di indebolimento dell’economia nel suo complesso.
Il timore che aleggia tra gli esperti economisti è dovuto ai piani di spesa previsti dal governo giallo-verde, che potrebbero causare l’ascesa del debito pubblico, attualmente intorno al 132% del PIL.
Il Ministro dell’Economia Giovanni Tria ha cercato di rassicurare tutti parlando dell’intenzione di far ridurre notevolmente questo debito pubblico; ma molti si chiedono come questo sia possibile considerando le direttive politiche siglate dai due partiti al governo, le quali parlano di un drastico taglio dell’aliquota sulle società (dal 24 passerebbe al 15%), sostituendo le cinque aliquote di imposta sul reddito comprese tra il 23% e il 43% con solo due tassi del 15% e del 20%, riducendo l’età pensionabile e garantendo un reddito fino a 780 euro al mese per i cittadini più poveri.
Le intenzioni del governo sono quelle di ridurre il debito pubblico attraverso l’aumento degli investimenti e dei tagli fiscali; il previsto calo iniziale delle entrate derivante dai questi tagli dovrebbe essere compensato da una diminuzione dell’evasione fiscale e da maggiori imposte indirette.
Armando Siri, senatore leghista e consulente economico di Salvini, ha dichiarato: “Per abbassare il debito pubblico bisogna incrementare la crescita e per farlo servono i tagli delle tasse”. Il rallentamento economico dell’Europa potrebbe spingere i governi ad accettare le modifiche delle regole di Bilancio UE; così facendo, la spesa per gli investimenti pubblici aumenterebbe.
Luigi Di Maio si è pronunciato dicendo che “queste regole così come sono non ci piacciono affatto ed è per questo che abbiamo creato una squadra governativa capace di andare a negoziare i cambiamenti”. Ma il rischio che l’economia italiana smetta di crescere è concreto; dei 44 paesi sottoposti ad un sondaggio, l’Italia è l’unica nazione le cui imprese prevedono una riduzione di personale nel terzo trimestre.
Ciò non bastasse, anche i rendimenti dei titoli italiani hanno subito un forte calo qualche giorno fa, cosa che non accadeva da circa sei anni. Nonostante ciò, rimangono molto al di sopra dei loro livelli prima delle elezioni del 4 marzo, con la volatilità estremamente alta. Rendimenti più alti significano maggiori costi di servizio del debito, riducendo lo spazio del nuovo governo per tagli fiscali e spese ancora maggiori.