La successione legittima è un passaggio di patrimonio che il defunto fa a favore degli eredi, e che viene regolamentato per legge. Con questo termine si intende l’atto tramite il quale una persona decide a chi andrà il patrimonio una volta che lei non ci sarà più. La successione interviene laddove non v’è un testamento, pubblico o segreto che sia, o laddove il testamento c’è ma riguarda solo una parte del patrimonio.
Vediamo allora di chiarire questo punto: in caso di successione legittima a chi va riconosciuta l’eredità? Il Titolo II del Codice Civile, dall’articolo 565 (“Categorie dei successibili”) al 585 (“Acquisto dei beni da parte dello Stato”), definisce in maniera scrupolosa chi sono i soggetti beneficiari della successione. In genere, comunque, le categorie che possono ereditare il patrimonio del soggetto defunto sono il coniuge, i discendenti, gli ascendenti e collaterali, altri parenti e, in ultima istanza, lo Stato.
Ma non basta questo per poter rientrare tra i potenziali successori, perché la legge invita a fare prima un distinguo tra eredi legittimari ed eredi legittimi. I primi hanno sempre e comunque diritto all’eredità, quindi il coniuge, i figli e i figli nati fuori dal matrimonio (a patto che la filiazione sia stata riconosciuta) rientrano sempre tra coloro che si spartiscono l’eredità. I soggetti che invece non è detto che rientrino sempre tra gli ereditari, quindi genitori, ascendenti, fratelli e sorelle, parenti entro il quarto grado e per ultimo lo Stato, sono appunto gli eredi legittimi.
Per quanto riguarda la ripartizione delle quote, il discorso si fa molto complesso perché chiama in causa diverse variabili e diverse condizioni di fondo. Un’eredità annunciata su testamento, quindi, è molto più semplice da gestire di quanto non lo sia la successione, che intervenendo laddove il defunto non si è pronunciato, deve seguire una procedura tutta sua.
Proprio per la delicatezza della questione è sempre bene chiedere consulenza a un avvocato, che sarà sicuramente in grado di aiutare il cliente a districarsi nei “meandri” della legge.