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Lavoro nelle raffinerie: 7000 posti a rischio

Secondo l’Unione Petrolifera sarebbero circa 7500 i lavoratori a rischio nelle 4 o 5 raffinerie italiane in difficoltà a seguito della crisi economica.Anche se il settore viene costantemente avvicinato a guadagni immensi non se la passa meglio di tanti altri. Di qui l’annuncio che oltre 7 mila lavoratori rischiano il licenziamento. Un dato allarmante che arriva in un momento difficole per la nostra economia che stenta a ripartire dopo la crisi economica che a partire dal 2008 ha bruciato milioni di posti di lavoro.

unione petrolifera

Insomma un dato poco rassicurante che va a peggiorare una situazione già drammatica: sono sempre di più, infatti, le aziende in difficoltà che sono costrette a licenziare buona parte della propria forza lavoro a causa di un mercato che stenta a ripartire.

Il problema delle raffinerie sarebbe da ricercare nella concorrenza con il medioriente, dove i costi sono più bassi, e nella diminuzione della domanda globale che ha ridotto il numero di ordini anche in seguito al costante aumento dei prezzi dei carburanti.

Le raffinerie italiane a rischio licenziamento sarebbero Falconara, Gela, Livorno, Pantano e Taranto.

L’Unione petrolifera punta il dito contro le normative sul rispetto ambientale che nel nostro paese sarebbero troppo severe e scoraggerebbero i grandi investitori stranieri che, al contrario, preferirebbero investire i propri capitali in paesi extra UE le cui normative più “morbide” consentirebbero un miglior profitto.

Ovviamente c’è da augurarsi che si trovi quanto prima una soluzione per scongiurare il pericolo che oltre 7 mila lavoratori si trovino senza un  impiego. Tuttavia bisogna anche porsi un’altra domanda: fino a che punto l’economia europea potrà sostenere costi così alti per il petrolio? Non sarebbe opportuno investire in maniera massiccia e significativa verso le fonti rinnovabili che, tra l’altro, contribuirebbero a migliorare le condizioni di vita dei singoli paesi dellUnione?

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