Monte dei Paschi di Siena si prepara a una sorta di piano B? L’indiscrezione circolava già tempo fa, ma negli ultimi giorni è stata rilanciata dall’agenzia Reuters.
Al momento le possibilità di salvataggio corrono fondamentalmente su due binari: da un lato c’è la soluzione di mercato con gli advisor Jp Morgan e Mediobanca in prima fila col tentativo di far quadrare i conti, mentre dall’altro lato c’è ancora chi spera in un intervento statale. Sono due piani alternativi e totalmente differenti tra loro, certo, anche se la prima soluzione rimane di gran lunga più vicina alla realtà visto che le norme Ue in materia di salvataggi di Stato lega le mani a un possibile intervento pubblico.
Secondo Reuters, funzionari europei avrebbero comunque dato il loro consenso all’idea del doppio binario. Il governo non si è ancora espresso nel merito, anche se Renzi, da parte sua, si è detto ben più incline per una soluzione di mercato (quel che resta da capire, semmai, è quanto e come il mercato risponderà a questa chiamata all’appello).
Crisi Mps, un futuro ancora preda dell’incertezza
Sull’aumento di capitale di Montepaschi ci sono ancora molti aspetti da chiarire. L’assenza di tempi certi ad esempio è uno dei maggiori crucci che pesano sulle spalle dell’istituto senese, e anche l’arrivo di Morelli al posto di Viola non è che stia dando le certezze e le rassicurazioni di cui c’era bisogno. Il nuovo amministratore delegato si è comunque messo in moto per cercare dei fondi che si dicano interessati a puntare sulla banca.
Tra l’altro l’aumento di capitale non è ben visto da tutti: l’altro candidato alla guida di Mps, Corrado Passera, aveva infatti espresso il suo scetticismo nel merito, dato che un aumento da 5 miliardi per una banca che ne vale un quinto veniva ritenuto inconcludente (se non proprio inutile).
Tra l’altro, Morelli non può fare affidamento sul supporto del governo e di fondi pubblici visto che proprio il premier Renzi si era espresso per una soluzione di mercato e non per un salvataggio di Stato. Il governo, in fondo, non ha interesse né la volontà di farsi considerare dall’opinione pubblica come un governo “amico delle banche”.