L’assegno di povertà 2016 che è anche conosciuto come reddito SIA (sostegno per l’inclusione attiva) è una forma di sostegno introdotta dal Governo Renzi con la Delega sulla povertà. In particolar modo, tramite questa delega ci si è voluti concentrare con maggior forza sul potenziamento e il riordino degli strumenti di sostegno al reddito per tutti quei nuclei familiari che per qualche ragione vivono in uno stato di necessità economica.
D’altra parte la piaga della povertà in Italia si è sempre fatta sentire, e lo sta facendo soprattutto di questi tempi in cui proveniamo da una crisi economico-finanziaria di enormi dimensioni (e dalla quale in un certo senso non ne siamo ancora pienamente usciti): nel nostro Paese si stima che le famiglie al di sotto della soglia di povertà siano più di 4 milioni ed è proprio per tentare di dare risposta ad un fenomeno tanto preoccupante quanto diffuso che il Governo ha deciso di stanziare 600 milioni di euro per ampliare il raggio d’azione della Sia e dell’Asdi.
Come funziona l’assegno di povertà 2016
L’assegno di povertà 2016 è uno strumento pensato appositamente per contrastare il dilagare della povertà tra le famiglie, fenomeno che vede coinvolti sempre più italiani in una condizione di povertà a tratti davvero drammatica (non sono pochi i casi di persone che si vedono costrette non solo a rinunciare ai beni per così dire “di piacere”, ma anche a tagliare la spesa per gli alimentari e per l’acquisto di medicinali).
A differenza di quel che si potrebbe pensare, però, l’assegno di povertà 2016 così come studiato dal Governo non è una misura propriamente assistenzialistica: oltre a possedere determinati requisiti economici che analizzeremo più avanti, tra le condizioni messe a punto per beneficiare dei contributi governativi v’è anche l’impegno, da parte di chi usufruisce di suddetti strumenti, di seguire percorsi personalizzati che gli permettano di uscire dalla condizione di povertà.
Per quel che riguarda importi e modalità di fruizione, il contributo viene erogato attraverso una carta acquisti che è del tutto simile alla già nota social card: questa carta verrà ricaricata di mese in mese dal Comune di appartenenza per un importo che varia a seconda della situazione posta in essere. Le norme prevedono infatti che l’assegno mensile debba essere di 231 euro per nuclei familiari composti da 2 membri, di 281 euro per nuclei con 3 membri, di 331 euro per nuclei con 4 componenti e di 404 euro per nuclei con 5 o più membri.
Assegno di povertà 2016: i requisiti economici e lavorativi
In realtà siamo ancora in attesa di conoscere il decreto attuativo che predisporrà i requisiti per l’ottenimento dell’assegno di povertà, ma a grandi linee ci si attende si dovrebbe procedere secondo i parametri che seguono.
Requisiti non ufficiali: tra i requisiti non ufficiali rientrano la presenza di un componente della famiglia con età inferiore ai 18 anni, per una precedenza data ai nuclei che vivono in condizioni di disagio abitativo accertato dal Comune, in un nucleo familiare monogenitoriale, in un nucleo familiare con 3 o più figli minorenni (o con 2 figli e il terzo in arrivo) o in nucleo familiare in cui siano presenti uno o più figli minori disabili. Una linea preferenziale dovrebbe poi essere seguita sulla base del numero dei figli presenti in una famiglia e anche in relazione all’età del figlio più piccolo.
Requisiti economici: tra i requisiti economici abbiamo un ISEE pari a 3000 euro, un patrimonio mobiliare come definito ai fini ISEE, un valore dell’indicatore della situazione patrimoniale così come definito dall’ISEE, un valore dell’abitazione di residenza così come enunciato dall’ISEE, il non essere beneficiari di trattamenti superiori ai 600 euro mensili e il non possedere auto sopra i 1300 cc o moto sopra i 250 cc (il non possedimento di questi mezzi si ritiene necessario sia nel presente, sia nei 12 mesi antecedenti la domanda).
Requisiti lavorativi: tra i requisiti di tipo lavorativo abbiamo invece la presenza di un adulto disoccupato nel nucleo familiare e la presenza di almeno un componente della famiglia che nei tre anni precedenti alla domanda abbia: o cessato il rapporto di lavoro dipendente, o cessato l’attività in qualità di lavoratore autonomo o lavorato (dimostrandolo) per almeno 180 giorni con tipologie di contratto flessibile.