Un urlo di protesta si è alzato in tutta Italia dopo il nuovo Dpcm emanato dal governo, che impone la chiusura alle ore 18.00 di bar, ristoranti, pub e la completa chiusura di piscine, palestre, cinema, teatri e stazioni sciistiche.
Il premier Giuseppe Conte ha giustificato queste nuove restrizioni come “fondamentali per godersi un Natale sereno”. Il problema è che non lo sarà affatto, indipendentemente dall’evolversi dell’edipemia. Molte attività già vacillavano a causa delle conseguenze del lock down primaverile, adesso rischiano di non riaprire più.
Bar e ristoranti sono la linfa vitale dell’economia di tante città, in particolare nel sud. In Sicilia, ad esempio, il numero dei ristoranti è cresciuto del 50% negli ultimi otto anni. Il governo ha promesso un pacchetto di finanziamenti per le imprese interessate dalle misure, che sarà in vigore fino al 24 novembre.
Con l’entrata in vigore delle nuove regole, la rabbia ha ribollito in altri settori. I leader della Valle d’Aosta hanno denunciato la chiusura delle stazioni sciistiche il giorno dopo la riapertura definendole “un gravissimo attacco alle montagne”. Proprietari di palestre e piscine stanno protestato ovunque, mentre Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, ha detto che la chiusura di cinema e teatri “ucciderà la cultura”.
Conte ha riconosciuto la diffusa e crescente “stanchezza, rabbia e disuguaglianza sociale” causata dalla pandemia, ma ha affermato che le restrizioni “sono necessarie per proteggere un sistema sanitario già sotto pressione”.
Il conteggio giornaliero delle infezioni è aumentato di oltre cinque volte dall’8 ottobre, raggiungendo più di 21.000 positivi domenica, mentre i ricoveri in terapia intensiva in tutto il Paese sono più che triplicati in meno di tre settimane. Le regioni meridionali più povere sosterranno il peso maggiore delle misure.
“Queste nuove restrizioni rischiano di ampliare il divario tra nord e sud”, ha dichiarato Vincenzo Provenzano, professore di Economia all’Università di Palermo. “Mettiti nei panni di chi vive al sud: mentre il governo chiude ristoranti fondamentali per l’economia, lo stesso tiene aperte le fabbriche, che non solo sono fonte di focolai e di circolazione del virus, ma che si trovano principalmente nel nord. Questo è il modo in cui il decreto è percepito come un’ingiustizia dalle persone che vivono nel sud”.
I paesi in tutta Europa stanno lottando con l’impatto economico della pandemia. In Germania, la cancelliera Angela Merkel ha affermato che il Paese è sul punto di perdere il controllo della lotta contro il coronavirus. Fughe di notizie da un discorso della Merkel durante una riunione interna del partito affermano che la cancelliera ha avvisato che ci “ci aspettano mesi molto, ma molto difficili in cui ogni giorno conterà in termini di contrasto alla diffusione del virus”.
Un simile senso di preoccupazione è visibile anche in Francia, dove il capo del consiglio scientifico che consiglia il governo, Jean-François Delfraissy, ha affermato che la cifra reale per i contagi nel Paese è probabilmente il doppio di quella ufficiale e vicino a 100.000 al giorno.