L’indice CPhI Pharma mostra che solo Italia e India hanno migliorato il loro punteggio nel 2020. Questo indice, un punteggio di confidenza aggregato nelle cinque principali categorie di piccole molecole in ciascuna delle maggiori economie, raccoglie i risultati di oltre 550 dirigenti e vede per la prima volta una diminuzione complessiva dello 0,86% in tutte le nazioni.
Si potrebbe considerare questo un risultato sorprendente dato l’impatto globale che ha avuto il COVID-19, ma nel complesso, l’indice mostra che il settore farmaceutico è in una posizione di forza e, a livello globale, l’industria ha resistito bene all’impatto della pandemia.
Molte delle principali economie farmaceutiche hanno di nuovo ottenuto un punteggio elevato in termini di innovazione e qualità farmaceutica e il leggero calo sui risultati del 2019 riflette una minore fiducia nella crescita piuttosto che nella qualità. La principale eccezione alla tendenza generale è stata l’Italia, che ha visto un forte aumento di quasi il 6,3% nel punteggio complessivo, con il suo settore dei principi attivi farmaceutici (API) ampiamente percepito come uno dei principali beneficiari dei cambiamenti globali nelle strategie di approvvigionamento degli ingredienti.
Previsto aumento cinese
Il punteggio complessivo della Cina è sceso (5,9%) per la prima volta, ma il rapporto prevede un probabile forte rimbalzo nel 2021, citando un graduale spostamento verso un’economia farmaceutica guidata dalle vendite nazionali, e non internazionali.
I risultati del sondaggio sono stati rilasciati prima del prossimo CPhI Festival of Pharma. Cara Turner, brand director, ha dichiarato: “Una cosa importante da dire sulle classifiche è che i punteggi riflettono un settore molto forte e in crescita. La diminuzione del punteggio su base annua è un riflesso della forza dei risultati del 2019 e questo leggero calo indica ancora risultati molto positivi, poiché i punteggi sono alti in tutte le categorie, in particolare nel medio e lungo termine”.
Necessità di migliorare le contingenze della catena di fornitura
Una scoperta degna di nota del sondaggio tra i dirigenti è che quelli farmaceutici globali hanno spostato l’attenzione verso la sicurezza di maggiori partner dal lato dell’offerta, con l’84% del settore alla ricerca attiva di nuovi.
È interessante notare che, in termini di materiali di partenza (attualmente al centro di molti dibattiti) il mercato rimane ambivalente sul fatto che sia vantaggioso portarli sui mercati nazionali. Gli intervistati erano quasi ugualmente favorevoli e contrari, con il 48% che credeva che la produzione nazionale fosse “desiderabile”, il 37% affermava “no, è troppo dirompente per un settore complesso” e un ulteriore 15% “no, non è desiderabile”.
La signora Turner ha aggiunto: “Ciò che i nostri sondaggi farmaceutici globali mostrano è che la pandemia ha aumentato l’importanza di trovare nuovi partner internazionali e migliorare le contingenze della catena di approvvigionamento”.