Due anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’economia europea era in gravi difficoltà. I problemi erano tanti, ma il più grande era rappresentato dalla Germania. Dopo la sconfitta dei nazisti, la Germania riuscì a riprendersi economicamente, ma la strada era ancora lunga. In parte, lo scopo del Piano Marshall fu quello di riportare l’economia tedesca nel cuore dell’Europa. Dagli anni ’50 in poi, la Germania divenne una vera e propria roccaforte economica.
Nel 2020 lo scenario è potenzialmente pericoloso. La pandemia è attualmente in corso e la ripresa economica post – lockdown è abbastanza irregolare. Eppure appare chiaro che l’economia tedesca viaggia meglio di quella di altri Paesi (Francia, Italia, Spagna e Gran Bretagna); basta guardare il PIL, il cui calo nel secondo trimestre del 2020 è stato inferiore rispetto ai sopra citati Paesi. Inoltre, stando alle ultime proiezioni, nel terzo trimestre del corrente anno la ripresa dovrebbe essere migliore.
Perché l’economia tedesca sta andando meglio dei suoi vicini europei e questo sarà un aiuto o un ostacolo per l’economia europea in futuro?
Con tutta probabilità, la situazione economica ragionevolmente positiva della Germania è guidata dal fatto che il suo lockdown non è mai stato così severo come altrove in Europa.
Nonostante le misure adottate, l’interruzione delle catene di valore o la riduzione dei consumi a causa della notevole incertezza, l’economia tedesca ha mandato avanti una parte considerevole della sua attività. Ad esempio, l’industria delle costruzioni è stata soggetta a restrizioni molto minime.
Un altro grande aiuto è il massiccio sostegno finanziario che il governo tedesco ha fornito alle imprese e ai cittadini. Il “bazooka”, come lo ha definito il ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz a marzo, ammontava a quasi mille miliardi di euro di aiuti su tutto, dai prestiti garantiti dallo stato fino al piano Kurzarbeit.
Naturalmente, l’economia tedesca aveva a disposizione più riserve di altre economie europee, sia per quanto riguarda lo spazio fiscale dovuto al consolidamento riuscito delle finanze pubbliche in passato, sia per quanto riguarda le imprese private che hanno una solida base di equità in generale.
Ciò spiega perché il ministro dell’economia tedesco Peter Altmaier era così ottimista ad inizio settembre quando, brandendo grafici che mostrano la “ripresa a forma di V” della Germania (un forte calo seguito da un altrettanto forte aumento), disse: “Metà dell’anno non è stata così negativa come temevamo e la ripresa dal punto più alto della chiusura sta avvenendo più velocemente e in modo più dinamico di quanto avessimo osato sperare”.
Ma non è tutto normale. Prima della pandemia, l’economia tedesca stava rallentando. Le vulnerabilità di lunga data in termini di esportazioni e settore automobilistico sono state esposte da un rallentamento del commercio globale e dai cambiamenti tecnologici che hanno investito l’industria automobilistica.
Un settore chiave che sente tali venti contrari è quello dei costruttori di macchine del Paese, un ingranaggio vitale nella macchina di esportazione. Per loro, la pandemia ha avuto un forte impatto. Anche se le fabbriche non sono state realmente costrette a chiudere tra marzo e aprile, senza domanda estera, gli ordini calano.
Ecco perché l’Associazione tedesca dell’industria dell’ingegneria meccanica (VDMA) prevede un calo della produzione del 17% nel 2020, con un piccolo aumento del 2% previsto per il prossimo anno.