Per mitigare l’impatto economico del coronavirus, il governo italiano vuole intensificare i piani di spesa in modo significativo.
Ad oggi, l’Italia è il Paese più colpito in Europa dall’epidemia. Il numero dei contagi è salito a 119.827, inclusi i 14.684 decessi. La macchina economica è praticamente ferma dal 9 marzo. La popolazione è costretta a restare in casa e può uscire soltanto per andare a lavoro (sono davvero pochi), andare a fare la spesa oppure recarsi in farmacia e all’ospedale. Queste misure di contenimento sono state prorogate fino al 13 aprile, giorno di Pasquetta. Probabilmente si andrà oltre, ma ancora non ci sono notizie certe in merito, solo illazioni.
Il mese scorso, il governo ha presentato un pacchetto fiscale da 25 miliardi di euro per sostenere le imprese. Tuttavia, il ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri ha dichiarato che le nuove misure fiscali saranno significativamente più grandi. “E’ nostro dovere sostenere le famiglie e le aziende per tutta la durata della pandemia”, ha dichiarato.
Ulteriori spese aggiuntive potrebbero colpire pesantemente il debito pubblico italiano, il quale è il secondo più alto in Europa dopo quello della Grecia. Questo è uno dei motivi per cui il governo italiano ha chiesto alle nazioni europee un aiuto concreto.
Il premier Conte, la scorsa settimana, ha affermato su un canale tedesco: “Non stiamo scrivendo una pagina in un manuale di economia. Stiamo scrivendo una pagina in un libro di storia”. Data l’opposizione di Berlino ai coronabond, il premier ha pensato bene di rivolgersi direttamente al popolo tedesco. L’Italia e altre otto nazioni dell’UE vogliono sviluppare un meccanismo per l’emissione di un debito europeo congiunto. Questi strumenti a reddito fisso verrebbero utilizzati per finanziare alcuni dei costi della crisi.
Alcuni Paesi membri, come Germania e Paesi Bassi, si sono opposti fermamente a questa idea perché non vogliono rischiare il proprio debito per aiutare nazioni più indebitate, mettendo così a rischio le loro economie. “Intanto, se non si reagirà in modo coerente, deciso e coordinato, l’Europa potrebbe diventare meno competitiva nei mercati globali”, ha affermato Conte in uno dei suoi discorsi alla nazione.
Non è un mistero che questo divario in Europa esisteva già. Adesso, la pandemia di coronavirus lo sta esacerbando. La scorsa settimana, la conversazione telefonica tra i 27 capi di stato si è conclusa senza una decisione significativa.
Valerio De Molli, CEO di “The European House Ambrosetti”, ha affermato che la vera porta d’uscita all’attuale crisi in Italia è la solidarietà europea. “Se crolla il nostro sistema, crollerà anche quello tedesco”, ha avvertito. “La gran parte della produzione di parti di automobili e altri prodotti avviene in Italia. Senza questa produzione, la catena globale ne uscirà immancabilmente influenzata”.
La BCE ha annunciato un massiccio programma di stimolo per un totale di 750 miliardi di euro in acquisti di obbligazioni fino alla fine dell’anno. La Commissione europea, braccio esecutivo dell’UE, sta inoltre preparando un pacchetto di 37 miliardi di euro per sostenere le imprese nelle 27 nazioni.