Schiacciata dal conflitto commerciale tra Cina e Stati Uniti, l’economia europea rischia seriamente di essere spazzata via, soprattutto se tale conflitto continuerà a perpetuarsi con nuovi dazi.
La chiave dell’economia europea è la Germania, partner commerciale importante sia negli USA che in Cina. Il 47% dell’economia tedesca è rappresentato dalle esportazioni, intense nell’ambito dei mercati globali delle auto di lusso e dei macchinari industriali complessi. Le catene di approvvigionamento dalla Germania si estendono anche nei paesi vicini della zona euro, mentre i profitti tedeschi vengono spesso investiti in fabbriche locate in Slovacchia, Ungheria e Polonia.
I dati economici provenienti dalla Germania nelle ultime settimane sono scoraggianti: a giugno, le esportazioni sono in calo dell’8% e la produzione industriale dell’1,5%, portando il settore alla recessione. L’incertezza commerciale potrebbe estendersi a consumatori e aziende che operano nell’ambito territoriale. L’unica nota positiva è la disoccupazione, attualmente al 3,1%. Però, di contro, i guadagni dei lavoratori si sono fermati di recente. In tutta l’Eurozona, la crescita è scesa dello 0,2% nel secondo trimestre rispetto al primo, mentre in Italia, la terza economia della zona euro, la crescita è solo allo 0,1%.
Ironia della sorte, il commercio tra Germania e Stati Uniti e tra Germania e Cina sta andando abbastanza bene. È principalmente l’incertezza sull’esito dello scontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la leadership comunista cinese che pesa sulla fiducia delle imprese e scoraggia gli investimenti e gli acquisti nei mercati globali. La scorsa settimana, Trump ha imposto un dazio del 10% su ulteriori 300 miliardi di dollari di merci cinesi a partire dal 1° settembre.
Secondo alcune società esperte di mercato, la crescita economica globale nel 2019 sarà soltanto dell’1,2%, notevolmente al di sotto del 4,9% del 2018.
Per fortuna, la guerra commerciale riguarda soltanto USA e Cina. Per adesso, Trump si è limitato soltanto ad imporre dazi sulle importazioni di acciaio e allumino dall’Europa, mentre la Cina ha abbassato i dazi sulle esportazioni provenienti da 19 Paesi europei. Il problema resta l’incertezza diffusa, che ha portato le imprese a tagliare le loro prospettive e i loro piani di investimento. L’unica via è la fine della guerra commerciale, ma la risoluzione appare ancora lontana.
Al di là della disputa USA-Cina, i problemi per l’Europa nascono da un settore automobilistico sotto pressione per soddisfare i limiti più bassi d’emissione di gas serra imposti dall’Unione Europea. Le cause automobilistiche speravano nelle migliori performance dei motori diesel ma, nel 2015, la Volkswagen è stata colta in flagrante nei test sulle emissioni diesel “taroccati”.
Poi c’è la Brexit, spada di Damocle che minaccia la stabilità finanziaria del Regno Unito e dell’Europa intera. L’uscita è prevista il 31 ottobre ed il premier britannico Boris Johnson ha affermato che non ci sarà nessuna proroga, anche nel caso in cui non ci sarà nessun accordo commerciale.