Il governo italiano e la Commissione europea continuano i negoziati sulla Legge di Bbilancio 2019. Per adesso, la situazione è in stallo. Il governo del premier Giuseppe Conte e il ramo esecutivo dell’Unione europea si sono trincerati nelle loro posizioni per settimane. La Commissione europea aveva chiesto che il bilancio includesse un disavanzo equivalente a non più dello 0,8% del prodotto interno lordo, mentre il piano effettivo che il governo di Conte aveva presentato per la prima volta il 22 ottobre lo prevedeva tre volte di più.
Da allora, ci sono state varie segnalazioni di potenziali accordi, ma le due parti rimangono ancora in disaccordo. È probabile che la situazione cambi presto. La Commissione europea avrebbe dovuto completare la sua ultima valutazione formale il 9 dicembre, mentre il bilancio italiano dovrebbe essere completato entro il 23 dicembre.
“Il fattore centrale è la crescita economica”, ha dichiarato Carlo Altomonte, economista dell’Università Bocconi di Milano. “Se l’economia crescesse di più, questi problemi relativi al deficit diventerebbero molto meno significativi”.
Il governo ha da sempre affermato che il deficit elevato contribuirà a stimolare la crescita economica. Ma finora il piano di bilancio ha avuto l’effetto opposto: l’incertezza economica e politica ha contribuito a far aumentare i rendimenti dei titoli di stato, i quali riflettono il nervosismo degli investitori, aumentano i costi del governo per prendere in prestito denaro e agiscono come un freno alla crescita spingendo i tassi di interesse più in alto.
Per ora, la lenta crescita sta avendo un impatto secondario. La Banca centrale europea, che controlla la politica monetaria della zona euro, ha riadattato il “peso” economico dell’Italia, sceso adesso dal 12,3% all’11,8%. Secondo Altomonte, ciò significa che la banca ridurrà la quantità di denaro per l’acquisto di titoli di stato italiani. Anche se lo stesso ha affermato che la riduzione sarà marginale, quantificandola in decine di milioni di euro anziché in centinaia di milioni, sarà un altro fattore che spingerà i rendimenti più alti, riducendo la domanda.
Cesare Imbriani, economista politico presso l’Università La Sapienza di Roma, ha affermato che l’ostacolo centrale tra l’Italia e la Commissione europea è molto più politico che economico. “Nessuna delle due parti vuole arrendersi per motivi politici”, ha dichiarato in un’intervista. “In Italia, c’è mancanza di volontà politica per fare scelte difficili che avranno un impatto reale sulla crescita”.
Se la situazione di stallo continuerà fino alla fine del mese, la situazione entrerà in un territorio inesplorato. Se l’Italia non riuscirà a ottenere l’approvazione dei commissari UE, potrebbe essere sanzionata con massicce multe a partire dal 2019, potenzialmente fino allo 0,2% del suo prodotto interno lordo, ossia circa 4,4 miliardi di euro.