L’Italia non è la sola. Anche altri paesi sfidano le regole fiscali europee. La Francia, seconda economia europea, ha recentemente ricevuto una lettera da parte di Bruxelles in cui viene evidenziato come le prospettive di riduzioni del debito per il 2019 non rispettano ciò che il paese aveva precedentemente concordato. Nella stessa situazione si trovano Spagna, Belgio, Portogallo e Slovenia.
Parlando specificatamente della Francia, il piano di bilancio 2019 non rispetta lo 0,6% del PIL concordato con l’UE in quanto il deficit strutturale (ossia la differenza tra spese ed entrate) è previsto in calo quest’anno dell’0,1% e dello 0,3% nel 2019.
Certamente la situazione in cui versa l’Italia è ben diversa, ma alla fine sono molto di più le somiglianze che le differenze. Entrambi i paesi hanno presentato previsioni economiche considerate troppe ottimistiche. La Francia non ha un pareggio di bilancio dal 1974 e suoi obiettivi di disavanzo hanno perso per ben 11 volte nel corso degli anni. Ottenere quindi l’accettazione da parte della Commissione Europea appare molto difficile. Inoltre, la famosa agenzia statistica europea Eurostat ha rilasciato alcuni dati interessanti: la Francia non ha fatto registrare un’eccedenza di bilancio dal 1978 in poi, mentre l’Italia dal 1995.
Secondo un rapporto dell’agenzia di rating Moody’s, i deficit di bilancio nominali (il disavanzo effettivo senza adeguamento per l’impatto dell’inflazione) nell’area dell’euro sono diminuiti dal 2008. Tuttavia, la quota aggregata della spesa obbligatoria nei bilanci dell’Eurozona è salito al 76,3% della spesa totale dal 74,5% del 2008. Ciò riflette principalmente un aumento delle spese in materia di sicurezza sociale, pensioni, istruzione e assistenza sanitaria.
La Francia, tradizionalmente considerata uno stato sociale, ha promesso nel suo piano di bilancio 2019 di riformare il modo in cui vengono calcolati i benefici. Secondo Vincent Juvyns, stratega del mercato globale presso la J.P. Morgan, l’impegno per le riforme è una delle grandi differenze tra Francia e Italia. Mentre il governo francese vuole andare avanti e cambiare alcune aree, l’esecutivo di Roma ha fatto marcia indietro sulle riforme importanti che il precedente governo aveva attuato, inclusa una revisione del sistema pensionistico.
Osservandolo attentamente, il piano di bilancio francese non sembra migliore di quello italiano, e per certi versi anche peggiore; ma, mentre la Francia sta lavorando in modo credibile per migliorare il potenziale di crescita a lungo termine (rafforzando sia la domanda che l’offerta del economia), l’Italia sta facendo il contrario (si pensi ad un’età pensionabile più bassa e la spesa fiscale destinata al consumo piuttosto che agli investimenti).
Il governo francese ha comunque intenzione di abbassare il debito pubblico nel 2019, anche se il margine resta molto esiguo. Per il 2019, è prevista una riduzione di 0,1 punti percentuali del PIL, previsto al 98,7% a fine 2018. Le intenzioni di quello italiano sono più a lungo termine: il rapporto debito / PIL verrà abbassato dall’attuale 131,2% al 126,7 entro il 2021.