Le continue divergenze commerciali tra Cina e Stati Uniti non piacciono affatto agli analisti e alle imprese statunitensi, le quali hanno sollecitato l’amministrazione Trump a risolverle quanto prima, nonostante segnali di cedimento manchino completamente.
Un nuovo round sui dazi aprirà ad una nuova disputa da lunedì prossimo, giorno in cui verrà applicato il 10% su prodotti cinesi quali pesci, vari alimenti, borse, valigie e prodotti in legno per l’edilizia, tasso destinato poi ad aumentare a gennaio fino al 25%. Questo “scherzetto” ha un valore di circa 200 miliardi di dollari. La risposta della Cina è stata quasi subitanea: sono stati imposti dazi per un valore di 60 miliardi di dollari sui prodotti statunitensi. Esclusi in precedenza, adesso anche caffè, miele e prodotti chimici subiranno l’onta dei dazi.
Gli analisti continuano a lanciare segnali d’allarme sempre più intensi: questa politica economica non farà altro che danneggiare le tasche degli americani appartenenti al ceto medio-basso.
Purtroppo l’amministrazione Trump ha pochissima considerazione degli avvertimenti da parte sia dei consumatori che delle imprese interne in merito all’aumento dei costi, un trend che sta colpendo negativamente il comparto lavorativo. I posti di lavoro sono venuti meno in Main Street, nelle fabbriche, nelle fattorie e nei ranch di tutto il paese.
Le guerre commerciali difficilmente proclamano un vincitore. Sembra adesso arrivato il momento di intavolare colloqui seri, in modo da ripristinare le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina atti a porre fine a questo comportamento sleale da entrambe le parti.
La forte applicazione commerciale contro le persistenti violazioni delle leggi commerciali cinesi, incluso il furto di segreti commerciali americani, è attesa da tempo. Questi dazi dovrebbero costringere la Cina ad affrontare finalmente le pratiche commerciali sleali. L’America ha il potere in questa relazione economica, ed è giunto il momento di usarlo per difendere i lavoratori e le imprese.
Continuare però a fare affidamento sui dazi come base della politica commerciale statunitense rischia di isolare il paese dal commercio mondiale proprio nel momento in cui si dovrebbe invece mirare all’espansione delle esportazioni ed a migliori relazioni commerciali con i paesi di tutto il mondo.
Per il popolo americano, i dazi rappresentano una vera e propria tassa, in quanto intrinsecamente inflazionistici. I costi di produzione dei prodotti americani sono destinanti ad aumentare sempre di più, con un forte impatto negativo soprattutto sulle classi sociali più deboli. La catena di fornitura subirebbe dei pesanti rallentamenti sia negli Stati Uniti che in tutta l’Asia, ma anche marginalmente sui paesi alleati. Naturalmente, tutta questa incertezza si ripercuoterà immancabilmente sull’economia e la finanza mondiale.