Il governo italiano ha grandi progetti economici, ma l’economia non sta fornendo segnali positivi per mettere in atto le riforme paventate dalla coalizione giallo-verde. Le previsioni future sulla crescita economica italiana non sono rosee: il rallentamento dovrebbe protrarsi fino al 2020, sottoperformando la media della zona euro. Secondo alcuni sondaggi, l’inflazione è destinata ad aumentare, mentre la disoccupazione diminuirà molto lentamente.
In cosa si traduce tutto questo? Semplice: meno entrate per finanziare i piani di spesa, capisaldi della coalizione che governa il paese. L’intenzione di incrementare i redditi e aiutare gli italiani più poveri potrebbe arenarsi di fronte ad un’economia che fatica ancora; tuttavia, le ambizioni fiscali hanno dato la scossa agli investitori, spingendo in alto i costi di finanziamento del paese.
Il vicepremier Matteo Salvini continua ad attaccare i mercati, affermando che “il governo terrà duro di fronte allo spread sui rendimenti obbligazionari, alle speculazioni, ai declassamenti del credito ed ai vari attacchi e controversie”. Nonostante una leggera ripresa dei bond italiani ad inizio settimana, il rendimento a 10 anni resta comunque superiore al 3%. Giancarlo Giorgetti, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in un’intervista ha affermato: “Spetta all’Italia essere credibile di fronte all’Unione Europea. Inoltre, aspettiamo che la Banca centrale europea estenda l’allentamento quantitativo per aiutare a proteggere il paese dagli speculatori finanziari”.
Il crollo del ponte a Genova potrebbe infiammare di più le tensioni tra il governo e la Commissione europea sul deficit di bilancio; l’esecutivo ha intenzione di aumentare le spese per le infrastrutture, le quali però non dovrebbero ricadere nei calcoli del deficit.
Le regole dell’UE combinate con i rigori del mercato obbligazionario limitano il margine di manovra dell’Italia. Se il governo violerà il limite del 3% del prodotto interno lordo, il premio per detenere il debito italiano su quello tedesco potrebbe aumentare a 470 punti base, un livello che non si vedrebbe dalla crisi del debito dell’eurozona. Se il governo giochicchierà col bilancio di settembre, il rischio è quello di essere ricompensato con costi di indebitamento ancora più bassi di quelli attuali.
Se da un lato gli investitori chiedono maggiore responsabilità fiscale, dall’altro gli italiani vorrebbero più soldi in tasca, spinti da quelle promesse in campagna elettorale che parlavano di meno tasse da pagare e reddito di cittadinanza. Almeno la disoccupazione sta mostrando deboli segnali di declino, anche se in parte dovuti dai contratti a termine, mentre quelli a tempo indeterminato continuano a latitare.
Tuttavia, il tasso di disoccupazione è previsto sempre superiore al 10% per un po’ di tempo. Se messo a confronto con quello dell’intera eurozona, il risultato è sconfortante: 8,3%, determinato maggiormente dai tassi di disoccupazione provenienti dal Nord Europa, con Germania e Olanda che si attestano intorno al 4%.