La forte ripresa economica dell’Eurozona è stata una delle buone notizie più inaspettate del 2017. Ma le prospettive per questo 2018 non sono le stesse. Recenti indagini, fatte soprattutto in Germania, la quale rappresenta circa il 30% della produzione del blocco UE, hanno però deluso gli analisti.
L’indicatore tedesco ZEW sul sentimento economico è scivolato ai minimi da cinque anni a questa parte. La produzione industriale tedesca è calata bruscamente a febbraio e le vendite di automobili in Europa sono diminuite del 5,3% su base annua a marzo. L’indicatore composito PMI, che tiene traccia sia della produzione che dei servizi, è calato nel primo trimestre.
Florian Hense della Berenberg Bank ha dichiarato: “La verità è che l’accelerazione dell’economia della zona euro si è fermata”. Tuttavia, la crescita dovrebbe stabilizzarsi ad un ritmo più lento, ma comunque consistente, piuttosto che intraprendere una fase discendente. Questa settimana è emerso che il PMI è rimasto stabile in questo mese. È abbastanza forte da essere coerente con una crescita trimestrale dello 0,5%.
In Germania, il ritmo trimestrale della crescita si è rallentato marginalmente, ma l’ottimismo sulla crescita tedesca continua ad essere diffuso, anche perché il nuovo governo sta per allentare la politica fiscale. Inoltre, nonostante il PIL sia solo del 10%, la disoccupazione ancora relativamente elevata e gli investimenti immersi in uno stato di depressione, vi è comunque abbondanza di capacità inutilizzata che dovrebbe consentire il proseguimento della ripresa. L’aspettativa è di una crescita di circa il 2,3% quest’anno dopo il 2,5% dello scorso anno.
L’Europa è molto più orientata alla crescita globale degli Stati Uniti e della Gran Bretagna grazie al suo ampio settore di esportazione, quindi la prospettiva di una guerra commerciale minerebbe il sentimento degli investitori.
Il rafforzamento dell’euro è anche una preoccupazione in questo senso. L’anno scorso è salito dell’8% su base ponderata ed è al massimo da tre anni rispetto al dollaro. Tuttavia, la flessione della valuta sui guadagni degli esportatori, insieme ai profitti complessivi delle imprese, sarà compensata da una sana crescita globale. Durante la crisi dell’euro, la moneta unica non aveva così forza significativa da dare una spinta agli utili.
Tuttavia, è necessario notare come la periferia tende a sovraperformare quando l’euro è forte, poiché i suoi mercati azionari tendono ad essere meno orientati a livello globale. Circa il 56% del valore di mercato della Spagna deriva dai settori domestici, rispetto al 15% in Francia, secondo una ricerca del Credit Suisse. Quindi, mentre la crescita dell’Europa sembra destinata a continuare, i paesi meridionali potrebbero superare quelli del nord nei prossimi mesi.