Crescita economica molto lenta se paragonata agli altri paesi dell’UE, disoccupazione giovanile a livelli elevati, debito pubblico alle stelle e banche sommerse da cattivi prestiti: questa è l’attuale situazione in cui riversa il nostro paese. L’economia italiana è ancora del 6% inferiore rispetto a quanto non fosse nel 2008, prima che la crisi esplodesse. Gli investimenti sono in calo del 20%. Vediamo nel dettaglio cosa sta andando storto.
Secondo un sondaggio della Commissione europea, gli elettori asseriscono che la loro più grande preoccupazione è la disoccupazione dilagante. Sono in più i giovani che hanno trovato lavoro negli ultimi anni, ma un terzo degli italiani di età compresa tra 25 e 29 rimane disoccupato. È uno dei tassi più alti in Europa.
Il mercato del lavoro è complicato anche per i laureati: secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, solo il 64% di loro sono occupati. Secondo Eurostat, i laureati impiegano circa un anno per trovare il loro primo impiego a tempo pieno. Molti lavoratori sono costretti ad accettare contatti a breve termine o lavori part-time. Semplicemente non ci sono abbastanza lavori entry level. Quando la Banca d’Italia pubblicizzò 30 posizioni junior lo scorso anno, ricevettero oltre 80.000 domande.
La lotta dell’Italia contro la montagna di debiti si sta protraendo da molti anni. Il debito pubblico netto supera il 120% del PIL. Jack Allen, economista, ha affermato che una maggiore spesa pubblica creerebbe forti preoccupazioni agli investitori. “Anche un piccolo stimolo fiscale potrebbe portare a maggiori preoccupazioni sulla sostenibilità del debito” ha affermato.
Il settore bancario vive anch’esso in un clima di preoccupazione. Secondo la BCE, oltre il 15% dei prestiti alle famiglie e alle imprese è andato male, rispetto al 2,5% in Germania e al 3,7% in Francia. Negli ultimi anni, il governo ha sborsato diversi miliardi di euro per salvare banche e stabilizzare il settore finanziario.
Molti economisti continuano a dire che il paese ha urgente bisogno di importanti riforme per aumentare la crescita e ridurre il debito. In attesa del voto di domenica, vari sondaggi continuano ad evidenziare come è altamente improbabile che ci sia una coalizione politica vincente. L’instabilità parlamentare non potrà quindi mai apportare cambiamenti significativi.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a vari rimpasti governativi, ma mai nessuno è riuscito ad avere un impatto significativo sui problemi citati sopra. Nonostante ciò, i recenti indici suggeriscono che questa lenta ripresa sta acquistando ritmo. I soliti sondaggi evidenziano come la fiducia delle imprese mostri più ottimismo che in passato.
Nel frattempo, i consumi privati e gli investimenti stanno emergendo dalla depressione. La crescita economica dovrebbe raggiungere nel 2018 l’1,5%, una percentuale notevole per gli attuali standard italiani.