Dal referendum catalano ad oggi è passato più di un mese eppure sembra trascorso chissà quanto tempo considerando gli eventi accaduti all’indomani della fatidica data dell’1 ottobre. Fra i tanti, l’effetto sull’economia è stata l’instabilità che ha rallentato la capacità della Catalogna di creare lavoro. Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy resta comunque fiducioso e spera che il ritorno alla legalità e alla normalità contribuirà alla ripresa economica.
In visita al capoluogo catalano per sostenere i candidati del Partido popular alle elezioni anticipate del prossimo 21 dicembre, il ministro ha comunque insistito sui rischi per l’economia locale. Soprattutto il settore del turismo ha subito un calo del 15% all’indomani del referendum e il sito di prenotazioni aeree Forwardkeys ha registrato un calo del 22% dei voli diretti in Catalogna. Le immagini degli scontri fuori dalle urne e i cortei di protesta hanno dissuaso i turisti più dell’attacco terroristico di agosto sulla Rambla.
Oltre a questo bisogna evidenziare il trasferimento della sede legale fuori dalla regione di oltre 1.800 aziende. La Caixa Bank ha approvato la sua trimestrale negli uffici di Valencia. La mossa è stata fatta per fermare il ritiro dei depositi da parte dei contocorrentisti. Infatti, col cambio di domicilio, il flusso si è fermato. Tra le società catalane al top nella Borsa spagnola, indica Ibex 35, solo l’azienda farmaceutica Grifols non ha spostato la sede legale.
Secondo il segretario di Stato per l’economia Irene Garrido questa “situazione di incertezza” non fa altro che debilitare sia l’economia che la società catalana e purtroppo il trend negativo continuerà anche nelle prossime settimane.
Se pensiamo che lo scorso anno la Catalogna ha prodotto il 19% del prodotto interno lordo spagnolo, 223,6 miliardi di euro su oltre 1.120 miliardi, ci rendiamo conto dei danni causati dal tentativo di separazione sancito dal referendum. Madrid ha stimato che la frenata di Barcellona potrebbe costare da 5 a 13,5 miliardi di euro di crescita del pil. Tutta la Spagna sta pagando il conto del muro contro muro. Il calo dei voli su Barcellona ha avuto ripercussioni anche sul turismo in altre aree del Paese.
Le elezioni di dicembre sono l’ultima spiaggia per far rientrare la crisi e svincolare Barcellona dalla morsa in cui ora la tiene Madrid. Per l’economia, però, le urne potrebbero non bastare. Su Lavoce.info si domanda Marco Trombetta della Ie Business School di Madrid: “Se la situazione si normalizza, le imprese riporteranno la loro sede in Catalogna? L’esempio del Quebec sembra dimostrare che non è ovvio. La fuga di imprese che si verificò nella regione canadese negli anni Ottanta e Novanta in seguito ai due referendum sull’indipendenza non si è mai invertita del tutto, anche se in entrambe le consultazioni il secessionismo fu sconfitto”.