Per Veneto Banca e Popolare di Vicenza si avvicina la possibilità di un salvataggio. Nei giorni scorsi il consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo ha dato l’approvazione all’acquisizione (al prezzo simbolico di 1 euro) di alcune voci di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, cioè di quegli asset che possono ancora funzionare in una logica di mercato e che non dovrebbero avere un impatto negativo sulle casse della stessa Intesa.
In pratica il cda dell’istituto ha dato il via libera all’acquisizione del buono che rimane delle due banche venete, escludendo quindi tutta la parte relativa alle sofferenze e ai crediti deteriorati per i quali occorrerà trovare una soluzione.
La proposta di acquisizione, che esclude appunto crediti deteriorati, crediti in bonis ad alto rischio, obbligazioni subordinate già emesse e partecipazioni non ritenute funzionali, ha letteralmente fatto decollare il valore azionario di Intesa Sanpaolo: la banca, nei minuti successivi alla diffusione del comunicato stampa, ha guadagnato fino a 4 punti percentuali in Borsa!
Ma allora chi si occuperà di smaltire le sofferenze dei due istituti veneti? A quanto sembra i crediti deteriorati di Veneto Banca e di Popolare di Vicenza finiranno in una sorta di bad bank, cioè in una banca cattiva a cui verrà dato proprio questo compito: accollarsi la “spazzatura” rimasta per strada e lasciare che sia la mano pubblica a smaltirla una volta per tutte.
Questo piano però non è ancora sicuro: l’acquisizione degli asset positivi da parte di Intesa e l’intervento del governo nello smaltimento degli asset nocivi devono ricevere l’ok dell’Europa. L’aspetto che desta maggiori perplessità è proprio quello relativo all’intervento dello Stato, perché se ad occuparsi della bad bank sarà il governo, a quel punto la Commissione europea potrebbe bloccare il tutto in virtù di una norma sugli aiuti di Stato che vieta appunto mosse di questo genere.