Il prezzo del petrolio potrebbe tornare a 30 dollari al barile? Secondo Fereidun Fesharaki, presidente della società di consulenza FGE, questa è una possibilità che dovremmo cominciare a considerare, specialmente se l’OPEC deciderà di non impegnarsi in ulteriori tagli alla produzione del greggio. Nell’intervista rilasciata alla CNBC, Fesharaki ha spiegato molto chiaramente che il problema da affrontare è l’eccesso di offerta sul mercato: “C’è troppo petrolio dagli Stati Uniti, ce n’è troppo dalla Libia e troppo dalla Nigeria”, ha detto l’esperto.
Non è un caso infatti che proprio alla luce di questa sovrapproduzione il prezzo del Brent sia sceso a 48.41 dollari e quello del WTI a 49.09. In questi giorni, insomma, la quotazione dell’oro nero segna un forte ribasso soprattutto alla luce dell’aumento delle scorte statunitensi e del rialzo della produzione OPEC (nonostante gli impegni presi dicessero tutt’altro).
L’eccesso di produzione porterà quindi a un nuovo crollo del petrolio, tanto che lo spettro dei 30 dollari al barile torna ad aleggiare prepotente nell’aria. “Nonostante la domanda sia sostenuta – ha detto Fesharaki – c’è una forte probabilità che i prezzi sprofondino, entro il prossimo anno, attorno ai 30-35 dollari al barile, e che si assestino su quella soglia per un po’”.
Le considerazioni di Fesharaki vanno prese sul serio, perché parliamo pur sempre di un soggetto che studia i mercati energetici dell’Asia-Pacifico e del Medio Oriente ormai da più di 30 anni. Ma il suo avvertimento verrà ascoltato dai produttori di petrolio, o si continuerà ad andare avanti ciascuno per la propria strada e in totale sfregio ai patti che sembrava fossero stati raggiunti di comune accordo?
L’Arabia Saudita, per esempio, produce oggi 9 milioni di barili di petrolio al dì: secondo Fesharaki sarebbe opportuno tagliare 700.000 barili al giorno per mettere i prezzi in una sorta di “area di sicurezza”. Non solo, “il prossimo anno i sauditi dovranno tagliare ancora di più, per cui il prezzo del greggio dipenderà molto da ciò che deciderà l’Arabia Saudita”.