Giovedì 16 giugno c’è stato il Tax Day, ossia il giorno di scadenza per il pagamento di molte tasse. Tra Tasi, Imu, Ires, Iva, Irpef, Irap, addizionali comunali e regionali, imprese e famiglie italiane sono state chiamate a versare 51.6 miliardi di euro di tasse (di cui 34.8 miliardi andranno a favore dello Stato, 11 ai Comuni e 5.3 alle Regioni). A dare questa stima è stata ancora una volta la CGIA, l’associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre. E sempre da queste stime è venuto fuori che il contributo più sostanzioso sia quello che dovranno dare dipendenti e collaboratori, le cui ritenute Irpef rimpolperanno le casse dell’erario per 11 miliardi di euro.
Uno degli aspetti più discussi di questo Tax Day è il fatto che non ci sarà da pagare la Tasi sulla prima casa. Questa esenzione va a beneficio dei titolari di una prima abitazione e permetterà quindi agli italiani di risparmiare complessivamente 3.5 miliardi di euro circa, mentre su seconde e terze case, nonché su immobili di lusso, ci sarà comunque da pagare un’imposta sul possesso.
Una delle tasse più odiate dagli imprenditori è invece l’Ires, imposta sul reddito delle società di capitali, che i calcoli dicono equivalere a 8.5 miliardi di euro in termini di entrate per lo Stato. Stavolta però, gli imprenditori pagheranno l’Ires con un mezzo sorriso sulle labbra dato che le aziende beneficeranno di un minore peso fiscale su un altro fronte: quello dell’Irap. Ricordiamo infatti che il governo Renzi ha eliminato la componente costo del lavoro dalla base imponibile per il calcolo dell’Irap: un alleggerimento non da poco per chi ha tante persone alle proprie dipendenze.
E poi tra le tasse più note c’è senza ombra di dubbio l’Irpef, ossia la tassa che grava sul reddito delle persone fisiche. Proprio a proposito dell’Irpef si stanno aprendo scenari molto interessanti, poichè dopo aver alleggerito l’Irap e dopo aver annunciato il taglio dell’Ires di tre punti percentuali (a partire dal 2017), il governo ha nei suoi piani anche un taglio di questa imposta che incide parecchio sui redditi percepiti dai lavoratori.
Il numero uno all’Economia Pier Carlo Padoan, proprio una decina di giorni fa aveva promesso che la pressione fiscale calerà al 40% nel giro di pochi anni, e che il governo riuscirà a raggiungere questo obiettivo anche rimodulando le aliquote Irpef: l’ipotesi al momento più gettonata è quella avanzata dal viceministro all’Economia Enrico Zanetti, la quale chiede che per il ceto medio (ovvero dai 15mila ai 75mila euro di reddito) venga applicata una flat tax del 27%.