30Tra i primi atti che il Governo Renzi ha inteso far suoi non appena insediatosi troviamo come noto la tanto decantata riforma del lavoro. O Jobs Act, se preferite. Parliamo di una legge che ha letteralmente stravolto il modo con cui fino ad ora ci siamo approcciati alle dinamiche del settore, sia in quanto a entrata sia in quanto a uscita, ma anche e soprattutto per quel che riguarda il funzionamento stesso del mercato del lavoro. E proprio alla luce dei cambiamenti introdotti dalla riforma il Governo ha pensato bene di predisporre un sito internet (raggiungibile all’indirizzo www.jobsact.lavoro.gov.it) all’interno del quale il Jobs Act potesse essere spiegato punto per punto nella maniera più semplice possibile.
Aprendo il portale è possibile prendere visione di sei schede informative che, di fatto, spiegano il cuore della riforma senza introdurre elementi poco considerevoli o questioni secondarie che potrebbero creare solo che confusione; inoltre, sempre all’interno del sito, è possibile consultare un’area notizie tramite la quale ogni cittadino può monitorare lo stato di avanzamento dei lavori (decreti attuativi, esame di decreti legislativi annessi, approfondimento di temi comunque collegati al Jobs Act come ad esempio la riforma degli ammortizzatori sociali, e così via).
Tutele Crescenti – La prima ventata di cambiamento introdotta dal Jobs Act riguarda senz’altro le tutele crescenti, un capitolo che mira a fornire più tutele, per l’appunto, all’accrescere dell’anzianità aziendale. Le regole sono però certe in caso di possibili licenziamenti e non offrono grande spazio all’intermediazione, mentre da questi “diritti conquistati” vengon fatti rimanere fuori dei comportamenti palesemente discriminatori o strumentali che i datori potrebbero avere nei confronti dei propri dipendenti: in questo caso la tutela del dipendente viene assicurata sempre e comunque, indipendentemente da quale sia la sua anzianità aziendale.
Politiche Attive – Il modello di flexicurity che il Jobs Act fa suo dichiara guerra all’assistenzialismo introducendo una formula di welfare più snella, flessibile e proiettata alle misure d’avanguardia che ormai da anni animano il mercato del lavoro nel resto d’Europa. In questo senso, in caso di perdita dell’occupazione, al lavoratore viene fornita una ricollocazione più efficiente e nel tempo in cui rimane in attesa di trovare un nuovo posto di lavoro verrà indirizzato ad attività di orientamento e formazione (modalità tali da permettergli un potenziamento ulteriore delle sue competenze).
Per garantire la messa in auge di questo sistema si mira a rivoluzionare anche il funzionamento stesso dei Centri per l’Impiego: d’ora in avanti questi collaboreranno a stretto contatto con la nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro così da creare sinergie più efficienti e un migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro.
Maternità – Dal momento in cui l’occupazione femminile rimane un nodo cruciale delle politiche occupazionali italiane, il Jobs Act ha inteso metter mano anche su questo aspetto agevolando la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Come? Ad esempio garantendo una maggiore flessibilità del congedo obbligatorio di maternità: potranno usufruire di questo strumento anche le lavoratrici autonome e le madri iscritte alla Gestione Separata INPS le quali potranno contare su questa importante forma di assistenza anche qualora il committente non dovesse aver versato i contributi utili per usufruirne.
Flessibilità – Il mondo che ci circonda è in continua evoluzione e ciò accade proprio perchè i mercati, a loro volta, cambiano gusti, tecnologie e dinamiche. La flessibilità, insomma, è un elemento a dir poco importante agli occhi di chi vuole adattarsi a una realtà in continuo mutamento! E proprio per garantire più flessibilità il Jobs Act ha inserito nella contrattazione aziendale una serie di strumenti mirati proprio alla creazione di modelli organizzativi del tutto nuovi, come un orario di lavoro meno rigido, il ricorso al telelavoro, la possibilità di fruire dei congedi parentali anche su base oraria e così via.
Tutela del Lavoro – E poi c’è il dolente tasto dell’equità sociale. Fino ad ora abbiamo assistito al cosiddetto “dualismo del mercato del lavoro”, ovverosia ad una condizione in forza della quale una parte di lavoratori era iper tutelata ed una rimanente parte non lo era affatto. Il Jobs Act cambia le carte in tavola introducendo innanzitutto la nuova NASPI, una nuova forma di ammortizzatore sociale che allunga la durata della disoccupazione e che va a riguardare anche coloro i quali hanno lavorato solo per pochi mesi; parallelamente alla NASPI viaggia la DIS-COLL, una forma di indennità di disoccupazione che riguarda invece i collaboratori a progetto fino ad ora privi di tutele.
Semplificazione – Gli obiettivi di semplificazione, in ultimo, mirano ad instaurare un rapporto di lavoro che sia ora più pratico da inquadrare. Ecco perchè il Jobs Act spazza via i contratti che in Italia non utilizzava quasi nessuno e fa piazza pulita anche di quelli che pur nascendo con nobili intenzioni venivano sfruttati in maniera elusiva e distorta da parte dei datori di lavoro. Il passaggio che si sta compiendo, in sostanza, è da un mercato del lavoro pieno di decine di forme contrattuali persino poco chiare e difficilmente distinguibili tra loro ad un sistema che possa invece prediligere un quadro più scarno e chiaro.
La semplificazione, però, passa anche dalla digitalizzazione che riguarderà tanto il mercato del lavoro quanto tutto quel che passa di mezzo tra il contribuente e la Pubblica Amministrazione: l’obiettivo è quello di rafforzare una comunicazione che possa aver luogo anche in via digitale, riducendo tempi e costi di una interazione “vecchio stampo”; il collocamento mirato di cui abbiamo parlato prima favorisce anch’esso un sistema più fluido e meno burocraticizzato, così come più semplice si è reso l’accesso alle agevolazioni che le imprese possono ottenere assumendo con determinate tipologie contrattuali a fare da sfondo (si veda l’eclatante caso dell’apprendistato).